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Crisi Economica

Da Venezia l'allarme delle cooperative: "Senza accesso al credito moriamo"

Il presidente dell'Alleanza italiana delle cooperative Luigi Marino: "Il sistema della cooperazione in questi anni ha sacrificato gli utili per l'occupazione, ora non può più andare oltre"

Anche le cooperative italiane hanno iniziato a risentire pesantemente della crisi globale. Per Luigi Marino, presidente dell'Alleanza italiana delle cooperative, ospite della conferenza internazionale 'Promoting the understanding of cooperatives for a better world' a Venezia, le cooperative "vengono dall'età dell'oro, fatta di dieci anni di grossa crescita, fino al 2010. Ma, non essendo fuori dal mondo, già dal 2011 il fattore anticiclico tipico delle cooperative si sta esaurendo e il rischio è quello di cadere nell'età 'del ferro', saltando anche quella dell"argentò".

Marino ha quindi approfondito la riflessione, ricordando che il sistema della cooperazione "in questi anni ha sacrificato gli utili per mantenere l'occupazione, ma, avendo gli stessi problemi delle altre imprese, adesso non può andare oltre". "I temi principali da affrontare per le cooperative, come per le altre imprese - ha proseguito - sono quelli della produttività e della capitalizzazione e del dimensionamento delle imprese, che risultano ancora troppo ridotte nel nostro Paese. Bisogna quindi favorire la crescita delle imprese e non bloccarla, imprimendo più internazionalizzazione e più managerialità". Quanto ai problemi che bloccano lo sviluppo, Marino ha richiamato due questioni generali.

"Il primo è quello dell' accesso al credito, che si sbloccherà con la moratoria, ma che necessita di misure più incisive, visto che, senza il ritorno a un sistema di credito 'normale', la ripresa non è possibile. Il secondo riguarda i ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni: un atto non da codice civile, ma da codice penale, pensando ai 300 giorni di ritardo italiani, confrontati ai 40 tedeschi, ai 70 francesi, ma anche i 150 di Grecia e Portogallo. E' un problema che Stato ed enti locali devono assolutamente risolvere, altrimenti le imprese italiane resteranno il tesoriere occulto delle pubbliche amministrazioni". (Ansa)

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