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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

L'Ente bilaterale Ebav scommette su altri 20 anni di accordo. Sfida iniziale: ricostruire dal Covid

Dopo 31 anni si rinnova fra Confartigianato, Cna, Casartigiani e Cgil, Cisl e Uil. Più di 35 mila imprese artigiane aderiscono e 156 mila dipendenti

Ente bilaterale regionale (Ebav) trentun anni dopo: da quel 1989 quando le associazioni artigiane venete (Confartigianato e Cna a cui si aggiunse successivamente la Casartigiani) sottoscrissero con Cgil, Cisl e Uil l'accordo regionale è stato costituito il nuovo Ebav, con durata di altri 20 anni, ed è stato siglato anche l’accordo interconfederale Fondo Nuove Competenze. L'Ebav è un meccanismo per erogare prestazioni rivolte ai lavoratori nel campo sociale ed assistenziale, assieme al sostegno allo sviluppo delle micro e piccole imprese. Il nuovo accordo è stato presentato in videoconferenza lunedì da Roberto Boschetto, presidente Confartigianato Imprese Veneto, Alessandro Conte presidente Cna del Veneto, Franco Storer, presidente Casartigiani, Christian Ferrari Cgil Veneto, Gianfranco Refosco Cisl Veneto e Roberto Toigo Uil Veneto.

I numeri

«Una tappa storica - ha commentato Ferrari - per le relazioni industriali anche nell'artigianato». Un ente "antenato" nell’erogazione del welfare contrattuale, valore oggi oramai acquisito da tutti gli altri comparti. Più di 35 mila imprese artigiane aderiscono attualmente ad Ebav per un totale di 156 mila dipendenti; nei 30 anni più di 360 milioni di prestazioni sono stati erogati a lavoratori, lavoratrici ed aziende. «Se non ci fosse il sistema bilaterale, la singola piccola impresa sarebbe esclusa da qualsiasi forma di finanziamento - ha detto Sergio Maset, direttore Confartigianato Imprese Veneto -. Ora più che mai la digitalizzazione e la sostenibilità richiedono di investire bilateralmente sulle competenze delle imprese». E la pandemia ha evidenziato la potenzialità di questo accordo: se nel 2018 sono stati erogati fondi per due milioni, nel 2019 sono saliti a 3,5 e nei primi 10 mesi del 2020 la quota è di 122 milioni. 

Le funzioni

Altri strumenti bilaterali sono stati nel tempo promossi, tanto da creare un sistema di welfare collettivo artigiano veneto: SaniInVeneto, il Fondo regionale per l’Assistenza sanitaria integrativa. L’accordo di allora prevedeva una scadenza statutaria dell’Ente al 31 dicembre 2020. Per questo oggi, giusto 31 anni dopo, le parti hanno rinnovato l’accordo sull’Ente bilaterale e introdotto novità. Dai meccanismi di semplificazione sui servizi al rafforzamento delle prestazioni legate alla situazione sociale del lavoratore e allo sviluppo dell’impresa; da nuove prestazioni di secondo livello dedicate all’inclusione sociale (verso i lavoratori ed i datori di lavoro come la formazione) al rilancio della contrattazione regionale per la gestione dei fondi categoriali. Non mancano la ricerca di altre prospettive di lavoro sul territorio e l'attenzione alla governance dell’ente.

L'operatività

«L’attenzione delle parti durante il negoziato sull’accordo - hanno affermato Boschetto, Conte, Storer, Ferrari, Refosco e Toigo - si è soffermata sul fatto di rendere Ebav sempre più aggiornato mantenendo mutualità, solidarietà e sussidiarietà. Ebav ha avuto in passato la capacità di operare i cambiamenti necessari. In questo caso è stato dato un colpo di acceleratore: innovazione telematica, nuove prestazioni, razionalizzazione della struttura e semplificazione. Entro dicembre 2021 sarà completata la messa a punto delle novità introdotte e da gennaio 2022 il nuovo Ebav sarà operativo. Per altri vent’anni di presenza sul territorio veneto».

Fondo Nuove Competenze

A inizio 2021 le parti sociali del Veneto presenteranno ulteriori proposte sul mercato del lavoro, come il Fondo Nuove Competenze istituito dal decreto Rilancio con una dotazione di 730 milioni. È stato (purtroppo) pensato dal governo per le grandi imprese e per un modello di relazioni sindacali di impianto fordista. La prima preoccupazione delle parti sociali regionali, di fronte a questo disegno, è stata quella di favorire l’accesso al Fondo alle imprese della rappresentanza artigiana, evitando che quei 730 milioni diventassero patrimonio esclusivo della grande impresa. Da qui la sottoscrizione dell’Accordo sul Fondo Nuove Competenze per gli occupati. Le Parti si sono fatte anche promotrici di un’azione rivolta alla Regione e alle rispettive confederazioni nazionali con l’obiettivo di rafforzare la dotazione di risorse pubbliche in favore degli investimenti in capitale umano per la piccola impresa.

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