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Niente più grandi navi a Venezia. Cgia avverte: «Ristori insufficienti»

Da agosto è in vigore il decreto che vieta il transito delle navi da crociera nel bacino di San Marco. Secondo lo studio dell'associazione, i fondi stanziati per il 2022 copriranno solo il 30% delle perdite che subiranno le imprese locali

È in vigore ufficialmente, da inizio agosto, il divieto di transito alle grandi navi sopra le 25 mila tonnellate nel bacino di San Marco, come stabilito dal governo. Da ora in avanti si lavora alla creazione di uno scalo offshore, per il quale è previsto un bando apposito, mentre l'approdo temporaneo sarà a Marghera. Ma anche per questo servirà tempo e, intanto, il governo ha stanziato dei fondi destinati alle imprese che subiranno perdite economiche in conseguenza dello stop alla crocieristica. Il problema è che questi ristori non sono sufficienti.

A dirlo è l'ufficio studi di Cgia, associazione artigiani e piccole imprese: «Attraverso il decreto legge n. 103 del 20 luglio - ricorda l'associazione - il governo, per il 2022, ha messo a disposizione del gestore del terminal e delle imprese di cui lo stesso si avvale rimborsi pari a 25 milioni di euro. Per contro, le perdite si aggireranno almeno sugli 82 milioni». Pertanto «il divieto di transito delle grandi navi nel bacino di San Marco avrà, per gli operatori veneziani del settore e per l’intera città, un saldo negativo pari a 57 milioni di euro». «In altre parole - spiega il presidente della Cgia Roberto Bottan - i contributi a fondo perduto e le risorse messe a disposizione per il rifinanziamento del fondo sociale per l’occupazione e la formazione, l’anno prossimo copriranno solo il 30% delle perdite ascrivibili al trasferimento delle navi di grande stazza a Marghera».

Come si è giunti a stimare per il 2022 un danno economico di 82 milioni? L’ufficio studi della Cgia ricorda che l’impatto economico della crocieristica sul tessuto economico veneziano è stato oggetto di uno studio effettuato da «autorevoli analisti» per conto dell’Autorità portuale. La ricerca è stata realizzata nel 2013 e i dati si riferiscono al 2012, quindi lo studio è ormai datato ma è comunque l’unico in grado di valutare le dimensioni economiche del settore crocieristico in città. Secondo questa analisi, il giro d’affari generato dalle grandi navi dipende da tre fattori: la spesa in beni e servizi locali dei croceristi, la spesa dell’equipaggio e quella della compagnia di navigazione. Si tratta di un ammontare complessivo stimato, all'epoca, in 284 milioni di euro all’anno di cui 207 derivanti dalla spesa dei passeggeri che scendono a terra prima o dopo la crociera, oppure, se in transito, quando questi turisti trascorrono qualche ora in città.

Nella relazione tecnica al decreto legge n. 103/2021, si fanno alcune previsioni relative al 2021 e al 2022: per il 2022, i tecnici del ministero delle Infrastrutture prevedono circa 248 navi in arrivo al terminal passeggeri di Venezia (con una riduzione del 40 per cento a causa dell’emergenza Covid rispetto ai valori del 2019) e ipotizzano che, in seguito alle nuove limitazioni, 128 navi decideranno di cambiare itinerario escludendo Venezia, mentre le altre 120 approderanno a Porto Marghera. Sulla base di queste informazioni, Cgia ha ipotizzato che nel 2022 il danno economico diretto (senza considerare gli effetti indotti) per l’economica locale sarà pari ad almeno 82 milioni, di cui 58 riconducibili alla mancata spesa dei crocieristi in beni e servizi locali.

Bottan conclude: «Ora, con la decisione di spostare provvisoriamente la crocieristica a Marghera, non vorremmo che la coesistenza con le navi cargo penalizzassimo proprio le attività commerciali-industriali legate al porto che, praticamente, sono rimaste  l’unica grande piattaforma logistica presente a Venezia in grado di dare lavoro anche a tantissime Pmi del nostro territorio».

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