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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Servizi "paralleli", parrucchiere ed estetista senza green pass. L'ira degli artigiani

Che lanciano una campagna di sensibilizzazione per informare i clienti sui potenziali rischi del contagio e chiedere maggiori controlli. Non solo concorrenza sleale e abusivismo, «questione di sicurezza sanitaria»

A poche ore dall’entrata in vigore dell’obbligo del green pass “base” per accedere ai saloni di bellezza, andare dal parrucchiere e nei centri estetici, Confartigianato San Lio lancia l’allarme abusivismo. «La questione è molto delicata - spiega Gianni De Checchi, segretario di Confartigianato Venezia - , la salvaguardia della salute pubblica che si sta cercando di ottenere con queste nuove regole rischia di veder in parte vanificati i risultati a causa del lavoro nero, cioè di chi esercita abusivamente a domicilio non pagando le tasse, e in questo caso diventando anche rischio di ulteriore diffusione dei contagi». La questione dei canali "paralleli" di offerta dei servizi, nel pieno della pandemia, assume un peso ancora più importante poiché coinvolge l'aspetto sanitario. Il caso più eclatante è forse quello dei trasporti, con gruppi di cittadini che hanno deciso di mettere a disposizione e condividere mezzi privati per la mobilità per evitare l'obbligo della certificazione rafforzata in questo caso.

In collaborazione con Ebav intanto, Confartigianato ha avviato una campagna di sensibilizzazione per contrastare il fenomeno dei servizi paralleli. «Chi non vuole farsi il green pass nemmeno con il tampone, parliamo della clientela, potrebbe cercare soluzione alla necessità estetica rivolgendosi a chi opera in totale abusivismo. Ma se cliente e operatore non sono vaccinati, si aumenterà il potenziale rischio - commenta la confederazione veneziana - Se un improvvisato parrucchiere o estetista offre i suoi servizi a persone magari anziane o fragili si correrà un rischio maggiore di diffusione involontaria del virus, cosa che in questo delicato momento, in cui siamo vicini al picco massimo della curva dei contagi, occorre limitare». Nell’abusivismo non c’è solo un danno erariale e una concorrenza sleale, ma oggi anche il rischio sanitario maggiorato.

«Siamo scesi in campo con questa campagna di sensibilizzazione per spiegare i rischi potenziali e chiedere maggiori controlli contro una piaga enormemente ampliata dalle limitazioni della pandemia, ovvero l’abusivismo - afferma Umberto Corrà, rappresentante degli acconciatori artigiani -. Nella Venezia insulare, infatti, oltre alle 85 aziende regolari presenti e tracciate che si occupano di acconciatura ed estetica, dando lavoro a oltre 200 addetti, si stima un sottobosco di un’ottantina di abusivi che per scelta, necessità e furberia opera al di fuori di qualsiasi regola e controllo». “

«Crediamo che la stragrande maggioranza delle persone abbia compreso la necessità di dotarsi di green pass - conclude De Checchi - e chi non se la sente di vaccinarsi ha comunque la possibilità di sottoporsi al tampone per recarsi nei nostri esercizi dove, secondo le norme di legge, tutti sono controllati, cosa che non esiste tra chi opera lavorando in nero. Abbiamo bene a mente cosa è accaduto in situazioni simili lo scorso anno: la gente, nonostante la chiusura dei saloni, non ha rinunciato alla cura estetica del proprio corpo e temiamo che chi svolge i servizi abusivamente in casa ne possa approfittare, anche perché “reclutare” un abusivo oggi è facilissimo, basta avere un minimo di familiarità con i social o con i cellulari e le varie chat no-vax, e il gioco è fatto».

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