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Economia Santa Maria di Sala

L'amministratore delegato di Safilo assente all'incontro al Mise

Confermati i 700 esuberi. Non si parla di Santa Maria di Sala ma di «una generale mancanza di prospettiva e strategia per tutti i siti». Sindacati: «Al gruppo va riconosciuta una responsabilità sociale»

Un incontro molto atteso quello per la Safilo oggi, giovedì 16 gennaio, al ministero dello Sviluppo economico a Roma. In prima linea le sigle sindacali locali e nazionali, a difesa dei posti di lavoro e dei 4 stabilimenti dell'occhialeria presenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia: Santa Maria di Sala (Venezia) Padova, Longarone (Belluno) e Martignacco (Udine). I nodi al pettine c'erano già prima dell'uscita di scena dell'ad Luisa Delgado, a febbraio 2018. «Circa 400 i lavoratori andati via, tra incentivi, pensionamenti anticipati e mancati rinnovi di contratti a termine, negli ultimi anni», ricordano i sindacati. Ma a chiedere nero su bianco il sacrificio dell'intero stabilimento di Martignacco e 700 esuberi, un po' ovunque tranne a Santa Maria di Sala, ci ha pensato il successore della top manager dimissionaria, Angelo Trocchia. L'amministratore oggi al tavolo del Mise non si è presentato. E i sindacati hanno chiesto al ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, che al gruppo «venga quantomeno riconosciuta una responsabilità sociale per quanto sta accadendo».

L'assenza

Una mancata presenza forse determinata dalla piega presa dalle trattative negli ultimi giorni, in particolare su Udine. Quella chiusura, data quasi per certa a Martignacco, è stata rimessa in discussione. In particolare, dopo la conferma dell'apertura di un tavolo ministeriale, il 16 gennaio, e dopo il rifiuto dei sindacati locali di portare avanti trattative che avessero la chiusura di Martignacco come premessa. A dare supporto anche le istituzioni locali e le Regioni. Nel corso dell’incontro i sindacati hanno ringraziato il ministro che ha annunciato l’avvio di un confronto a livello nazionale della vertenza, oggi invece circoscritta al Friuli Venezia Giulia, regione che più delle altre pagherà il prezzo degli esuberi. Patuanelli, inoltre, ha preteso la verifica punto per punto del Piano industriale 2020-2024, impegnando lo stesso Mise.

Esuberi confermati

Dei 700 esuberi 250 interessano i dipendenti di Martignacco (Udine), destinato a cessare l’attività, mentre altri 50 esuberi sono previsti a Padova e 400 nello stabilimento di Longarone (Belluno). «Sorprende la richiesta di cassa integrazione per affrontare la crisi - spiega Filctem Cgil nazionale -. E stupisce lo scarico delle responsabilità e dei costi sulla collettività e sui dipendenti, di una società che ha comprato tre quarti di un marchio che produce occhiali negli Stati Uniti, a dicembre scorso, ha spostato parte della produzione verso altri Paesi, ha continuato a tenere il 50% del fatturato italiano legato a commesse esterne, e quindi estremamente variabili, e infine ha dichiarato lo stato di difficoltà in un settore in forte espansione, senza mai aver presentato alcuna strategia concreta per aumentare e promuovere la propria produzione, rafforzandola».

La mancata strategia

«Il piano industriale di Safilo – concludono i sindacati - rappresenta lacune sulla sostenibilità industriale dell’intero sistema, e impone l’approfondimento in termini di gestione e di sviluppo anche in forme differenziate nei diversi siti produttivi. Il piano industriale presentato nei territori – insistono - evidenzia solo una gestione dei numeri finalizzata alla razionalizzazione dei posti di lavoro, ma non ha una prospettiva industriale dei siti. Legandosi solo alla concessione dei marchi si rinuncia ad avere un ruolo fondamentale. Per evitare ricadute sociali devastanti sui territori interessati – concludono - intendiamo mettere in campo azioni sinergiche anche con le istituzioni e ci appelliamo al buon senso dell’azienda per limitare i disagi ai lavoratori, che in questi anni hanno contribuito al successo della Safilo».

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