rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia Santa Maria di Sala

Safilo, verso l'accordo quadro

L'incontro al Mise spostato in Assindustria a Padova. Sindacati nazionali e regionali al tavolo. Impegno dell'azienda a svolgere, entro il 14 febbraio, incontri locali. Poi si torna al ministero

Doveva essere un incontro al ministero dello Sviluppo economico (Mise) quello di oggi, mercoledì 5 febbraio, legato alla vertenza Safilo. Invece è stato delocalizzato lontano dagli organi governativi, nella sede di Assindustria a Padova. Al tavolo, per la parte datoriale, il direttore risorse umane Alessandro Visconti Prasca, il responsabile operation Fabio Roppoli, Assindustria e Confindustria. Per quella sindacale gli stessi rappresentati nazionali e regionali delle sigle Filctem, Femca e Uiltec di Cgil, Cisl e Uil, seduti al ministero il 27 gennaio scorso a Roma, quando era stato presente l'ad Angelo Trocchia del gruppo.

I sindacati avevano chiesto con forza il confronto in sede ministeriale anche questa volta, per portare azienda e governo a una forte assunzione di responsabilità sugli esuberi dichiarati, 700 fra Veneto e Friuli Venezia Giulia, e sulla chiusura dello stabilimento di Martignacco (Udine). Contro la perdita della sede in provincia di Udine lavoratori e sindacati hanno tentato ogni dialogo e confronto, raccontano i rappresentanti. «Safilo voleva la firma della mobilità subito. Si è riusciti a portare lo scontro sul terreno di un confronto». A Longarone si è parlato di solidarietà per i 400 addetti, non più di cassa integrazione. A Padova ha preso piede una ipotesi di incentivi all'esodo, trattandosi di 50 lavoratori. A Martignacco un advisor (intermediario) intesserà le trattative per la vendita dell'attività a un'altra società, dove ricollocare i lavoratori che nel frattempo rimarranno coperti dalla Cigs (cassa integrazione straordinaria) e verranno formati attraverso i programmi regionali di outplacement per il reinserimento al lavoro.

L'incontro si è chiuso con un impegno dell'azienda a svolgere, entro il 14 febbraio, una serie di incontri locali nelle tre sedi maggiormente interessate dalla crisi, Longarone, Padova e Martignacco, e a rifissare un nuovo tavolo al Mise per la sigla di un accordo quadro. Di Santa Maria di Sala non si è mai parlato, ufficialmente. Ufficiosamente sì. L'unica sede Safilo risparmiata ha un presente garantito dalla presenza delle commesse Kering, gruppo del settore del lusso con sede a Parigi. Un milione e 800 mila pezzi quelli commissionati al Veneziano, «che dovrebbero esser fatti aumentare», secondo i sindacati. Sono infatti in scadenza Dior e Fendi. Ed entro giugno 2021 se ne andrà anche l'altra francese, Givenchy. In questo anno e mezzo i sindacati vorranno capire meglio la situazione e chiederanno un impegno preciso di Safilo a mettere al sicuro davvero Santa Maria di Sala.

Venerdì 21 febbraio si riunirà a Longarone il gruppo di lavoro sul Made in Italy nel settore dell’occhialeria, con il coinvolgimento di docenti universitari degli atenei veneti (Padova, Cà Foscari, Iuav e Verona) e di alcuni referenti del sindacato e delle imprese.  A convocarlo è l’assessore al Lavoro e alla Formazione della Regione Veneto, Elena Donazzan, che ha anche preannunciato una azione specifica di outplacement da attuarsi in relazione alla vertenza Safilo.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Safilo, verso l'accordo quadro

VeneziaToday è in caricamento