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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

L'inflazione frena i consumi, le stime di Confesercenti: -10% rispetto al 2019

Giussani: «È importante tenere in piedi il potere di acquisto dei consumatori con la tredicesima bis»

I dati Istat di ottobre registrano in Veneto un aumento dei prezzi del +11,8%: un dato che, secondo le stime di Confesercenti, potrebbe tradursi in un calo dei consumi del 10% rispetto al 2019. I rincari maggiori si verificano a Verona (12,4%, al decimo posto tra i comuni capoluogo italiani con più di 150mila abitanti); seguono Padova (12,1%) e Venezia (11,5%, diciannovesimo posto). L'associazione di categoria calcola che, in questo contesto, il 90% dei veneti è pronto a limitare i consumi del tempo libero e un 30% a rimandare addirittura le spese mediche.

Ad analizzare la situazione è Cristina Giussani, presidente Confesercenti Veneto: «Ancora una volta sono per lo più i beni energetici a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre. Anche i prezzi dei beni alimentari continuano ad accelerare, in un quadro di tensioni inflazionistiche che attraversano quasi tutti i comparti merceologici. La caduta secca dell’indice di fiducia registrato dall’Istat a ottobre (da 94,8 a 90,1), addirittura superiore a quello delle imprese, ci dà un segnale tutt’altro che rassicurante. Il timore è quello di una recessione dei consumi che avrebbe inevitabilmente conseguenze a monte sui livelli di attività delle imprese».

Servono, quindi, iniziative che aiutino a tenere in piedi il potere di acquisto dei consumatori. «Per ridare fiato ai consumi - sostiene Giussani - semplifichiamo e riduciamo le procedure burocratiche dell'attuale regime dei fringe benefits, che ne rendono difficile l'utilizzo e la fruibilità da parte delle imprese, in particolare quelle di minori dimensioni. Dobbiamo trasformarli in una tredicesima bis: un trasferimento aggiuntivo nei confronti dei dipendenti, anche diretto in busta paga, cui sia applicata la stessa detassazione oggi prevista per i fringe benefits. Si tratterebbe di un intervento una tantum di tutela mirato alle famiglie presumibilmente più in difficoltà in questa fase, ma anche di una misura che favorisce la tenuta delle attività e lo sviluppo economico, visto che la liquidità in più si trasformerebbe praticamente tutta in consumi».

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