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Economia

Le imprese veneziane "muoiono" di meno, è boom di ditte straniere

Gli indicatori analizzati dalla Camera di commercio denotano che il sistema nel complesso tiene. Purtroppo il panorama rimane ancora fosco

Nonostante la crisi, il sistema produttivo veneziano continua a tenere. E’ quanto emerge dalla terza pubblicazione di “Venezia Indicatori” del 2014, la pubblicazione realizzata dal Servizio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Venezia per tenere costantemente monitorati i principali indicatori congiunturali del Veneziano.

Al 30 giugno 2014 in provincia di Venezia si contano 98.675 localizzazioni registrate, di cui 76.951 sedi d’impresa e 21.724 unità locali (stabilimenti, filiali, ecc.). L’88,4% delle sedi d’impresa registrate (68.047) risulta attivo, mentre il 7,1% non ha ancora dichiarato l’inizio attività, il 2,7% è in scioglimento o in liquidazione (2.114), l’1,5% ha procedure concorsuali in atto (1.168) e lo 0,2% corrisponde a imprese la cui attività è stata sospesa (143). Rispetto allo stesso periodo del 2013 hanno segnato nel complesso un lieve segno negativo, -0,4%, a sintesi di una diminuzione del -0,7% per le sedi d’impresa e di una tenuta delle unità locali (+0,8%): una variazione in linea con l’andamento medio nel Veneto, che ha evidenziato un complessivo -0,5%, dovuto a un -0,7% per le sedi e un +0,6% per le unità locali.

Passando agli insediamenti produttivi effettivamente attivi, emerge una dinamica analoga: al 30 giugno 2014 essi ammontano a 89.100 unità, composte da 68.047 sedi d’impresa e 21.053 unità locali. A livello tendenziale (cioè rispetto al secondo trimestre dello scorso anno), il numero di localizzazioni produttive attive provinciali non ha subìto grosse variazioni, segnando un -0,1% che deriva da una diminuzione delle sedi d’impresa (-0,5%) associato a un aumento delle unità locali (+1,3%). Anche a livello settoriale non troviamo grosse sorprese. Gli andamenti negativi più marcati si confermano quelli del comparto agricolo (-4,1% pari a una perdita di ben 367 localizzazioni produttive) e delle costruzioni (-1,6%), ma anche il comparto industriale in senso stretto segna una flessione del -0,6%, che sale a -0,8% considerando le aziende manifatturiere che costituiscono la prevalenza del settore in questione. Tiene bene anche il commercio, che assorbe il maggior numero d’imprese attive della provincia di Venezia (il 27,9% del totale).

Un altro elemento incoraggiante è dato dalla mortalità delle imprese. Nel periodo gennaio-giugno 2014 si sono registrate 2.788 iscrizioni di nuove imprese a fronte di 3.016 cessazioni, dato peraltro “effettivo” non essendoci state nel semestre considerato in provincia di Venezia cancellazioni d’ufficio. La differenza tra questi due valori ha determinato un saldo negativo pari a -228 unità, ma il dato può essere letto in maniera positiva se si considera il saldo, ben più negativo, del primo semestre 2013, pari a –379 unità, e, soprattutto, il saldo positivo del solo secondo trimestre 2014, nel quale le iscrizioni sono state 1.382 contro 967 cessazioni, +415. Il paragone con i primi sei mesi dello scorso anno fa intravvedere spiragli di crescita.

Sono invece in aumento i fallimenti. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando se ne annotarono 64, nel primo semestre di quest’anno le aperture di fallimento nel Veneziano hanno coinvolto 99 imprese, per un incremento del +54,7%. Infine, si conferma il costante aumento delle sedi d’impresa straniere, che raggiungono quota 6.300, pari al 9,3% sul totale delle sedi, con un incremento del +5,4% rispetto al II trimestre 2013 (+2,8% congiunturale). La loro incidenza più alta si ha nei settori delle costruzioni (il 16,8% del totale di comparto), delle attività di alloggio e ristorazione (13,6%) e del commercio (11,6%). La classifica per nazionalità è saldamente capeggiata dalla comunità cinese che, con 1.522 persone attive, rappresenta il 16,7% dell’intero universo dell’imprenditoria comunitaria ed extra-comunitaria. Seguono il Bangladesh (767, l’8,4% del totale), la Romania (l’8%), l’Albania (599 unità, il 6,6%), e il Marocco (563, il 6,2%).

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