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Economia

Pometon di Maerne ancora in crisi Esplode una guerra tra i sindacati

La Fiom Cgil, in una nota infuocata, si scaglia contro la Fim e il referendum ai lavoratori, accusando la sigla di favorire una nuova "guerra tra poveri"

“Solo alcuni mesi fa in Pometon un accordo separato, sottoscritto dalla Fim, ha ridotto il salario dei lavoratori, diversificato i trattamenti economici a parità di lavoro, cancellato l’erga omnes”. Con queste parole inizia la nota inviata mercoledì dalla Fiom Cgil agli organi di stampa a proposito della situazione dei lavoratori in bilico nell'azienda veneta.

MOMENTO DIFFICILE - “L’accordo separato – spiega il sindacato - ha imposto pesanti sacrifici ai lavoratori e non ha risolto i problemi produttivi ed industriali dello stabilimento di Maerne, che è al terzo anno di utilizzo del contratto di solidarietà. Adesso l’azienda ha attivato una procedura di mobilità per licenziare 42 lavoratori. La Fiom ha condotto la trattativa per arrivare ad un accordo con l’azienda proponendo la proroga del contratto di solidarietà, l’accompagnamento alla pensione, su base volontaria, senza penalizzazione dei lavoratori più anziani, la mobilità, volontaria e incentivata, dei lavoratori più giovani. L’azienda ha deciso di non fare l’accordo che era a portata di mano, minacciando addirittura di procedere con la delocalizzazione della produzione e il licenziamento di un numero ancora più elevato di lavoratori, fino a 75 dipendenti”.

STRADE SEPARATE - “La Fim – prosegue ancora la nota stampa - invece di attaccare l’azienda, che porta la responsabilità del dissesto industriale della fabbrica, tenta di scaricare la responsabilità dei licenziamenti annunciati dalla Pometon, non sull’azienda ma sulla Fiom e sui delegati. La Fim sta organizzando in questi giorni un referendum in fabbrica sui licenziamenti. Mai prima d’ora si era visto una cosa simile: in tutta la provincia gli accordi sulle ristrutturazioni sono sempre stati fatti da tutte le organizzazioni sindacali, dalla Fim, dalla Fiom e dalla Uilm, per evitare i licenziamenti, individuando esclusivamente il criterio della volontarietà e della non opposizione del singolo lavoratore alla collocazione in mobilità. Per quali ragioni la Fim in Pometon non può dire di no alle richieste aziendali e preferisce continuare a contrapporre tra loro i lavoratori e ad alimentare un inutile scontro tra sindacati?”

VECCHIE RUGGINI - “Quando la Fim decise di fare un accordo separato che tagliava il salario dei lavoratori – attacca il sindacato nel testo della nota - lo fece senza organizzare referendum alcuno, adesso di fronte ai diktat aziendali la Fim, per non dire di no all’azienda, predispone un referendum su una materia, i licenziamenti, che riguarda un diritto indisponibile dei lavoratori, un referendum che spacca i lavoratori della fabbrica in una sorta di guerra tra poveri e che serve solo a legittimare le scelte sciagurate del management che sta progressivamente smantellando lo stabilimento. La Fiom propone ai lavoratori l’apertura di una vertenza contro l’azienda sulle prospettive industriali dello stabilimento, sul blocco dei licenziamenti, per il rilancio delle attività produttive e degli investimenti senza i quali la fabbrica è destinata ad una lenta agonia e alla chiusura. La Fiom si appella alle istituzioni locali, alla cittadinanza, affinchè sostengano la mobilitazione dei lavoratori Pometon per scongiurare la chiusura dello stabilimento e la perdita di una importante attività industriale – conclude quindi la Fiom Cgil - parte integrante del sistema sociale ed economico del territorio di Maerne”.

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