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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Cgia: Venezia chiude bene il 2022 e nel 2023 risponderà alla crisi

La provincia può guardare al prossimo anno con una certa fiducia grazie all'export, al turismo e alle costruzioni. Più difficile la situazione per le partite iva

Il 2022 si dovrebbe chiudere con un aumento del valore aggiunto provinciale del 4,4 per cento (0,4 punti in più rispetto alla media regionale e oltre un punto rispetto a quella nazionale). Nel 2023, invece, Venezia, come buona parte del Paese, subirà gli effetti della crisi ormai alle porte, anche se il tasso di crescita sarà comunque positivo e pari al +0,4 per cento. A livello nazionale, solo 8 province l’anno prossimo cresceranno più della nostra. A dirlo è l’ufficio studi dell'associazione artigiani Cgia, che ha elaborato i dati economico-previsionali di Prometeia.

Per il presidente della Cgia, Roberto Bottan, l'area veneziana «si difenderà meglio delle altre», nonostante il caro bollette e l'inflazione, «grazie alle presenze turistiche, alle costruzioni e all’export». Il nostro territorio, dunque, «può guardare al 2023 con maggiore fiducia rispetto alle altre province del Veneto, anche se la prima parte dell’anno sarà sicuramente difficile».

Guardando ai dati del 2022, tra le 107 province d’Italia monitorate dall'analisi, Venezia si colloca al 4° posto: meglio di noi hanno fatto Milano (+4,7 per cento) e, a pari merito, Savona e Verona (+4,7 per cento). Anche rispetto alla situazione pre-Covid il risultato è buono (+0,6 per cento), a dimostrazione del fatto che il tessuto economico locale ha messo in campo tutte le risorse necessarie per recuperare il terreno perduto.

Certo, non tutti i settori godono di buona salute. Coloro che lavorano per altre aziende o esportano hanno superato brillantemente la crisi pandemica e, almeno in parte, gli effetti negativi della guerra tra Russia e Ucraina. Se anche i servizi alla persona hanno tenuto, il comparto casa ha potuto beneficiare della forte ripresa degli investimenti, anche se per l’anno venturo è prevista una contrazione della crescita. La riduzione dei benefici fiscali legati al superbonus, infatti, si farà sentire.

Infine, rimane difficile la situazione economica per tante partite Iva che vivono dei consumi delle famiglie che, a seguito dell’impennata dei prezzi, hanno rimodulato i propri acquisti. «Non sono poche le famiglie che da mesi stanno risparmiando - spiega Bottan - per far fronte al pagamento delle bollette di dicembre e gennaio, tradizionalmente le più care dell’anno. Un comportamento che, ovviamente, penalizzerà sia gli acquisti di Natale sia i saldi di inizio anno: due appuntamenti che da sempre hanno contribuito a dare ossigeno ai bilanci di tanti artigiani e di altrettanti piccoli commercianti».

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