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Economia

Sblocco dei licenziamenti e appalti, sindacati: «A rischio 30 mila posti in Veneto e la sicurezza»

Confapi: «L’impossibilità del licenziamento ha bloccato il turnover». Confindustria: «Ci aspettiamo un passo avanti sul tema delle politiche attive del lavoro in grado di mitigare gli effetti della misura»

«Il governo proroghi blocco licenziamenti fino a ottobre, in Veneto 30.000 posti di lavoro sono a rischio che si aggiungerebbero agli 80.000 già persi». Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto assieme ad Alessandro Pagano (Cgil Lombardia), Pier Massimo Pozzi (Cgil Piemonte), e Luigi Giove (Cgil Emilia-Romagna) manifestano la loro contrarietà alla linea dell'esecutivo Draghi che intende non prorogare più il blocco dei licenziamenti dopo luglio. «L’estate - scrivono - deve essere la stagione della ripartenza, non delle interruzioni dei rapporti di lavoro».

Il tempo necessario, spiegano, per consentire il rafforzamento degli ammortizzatori sociali in direzione di una copertura universale. «In questa fase i lavoratori sono ancora alle prese con la crisi. Pertanto, vanno protetti, sostenuti e accompagnati nei processi di transizione economica, che saranno promossi con le risorse del Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza), attraverso progetti di formazione e riqualificazione professionale». Per i quattro dirigenti della Cgil, «ci vuole un piano straordinario per una buona e stabile occupazione che renda credibile qualsiasi obiettivo di rafforzamento della coesione sociale. Siamo pronti a trattare - concludono Ferrari, Giove, Pagano e Pozzi - ma anche a mobilitarci contro qualsiasi scelta che aumenti incertezza e precarietà occupazionale, compresa l'intenzione annunciata dal governo di indebolire le attuali regole sugli appalti, rendendo il lavoro più fragile, ricattabile, più insicuro e vittima di sfruttamento e criminalità organizzata, una decisione che contrasteremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione».

In Veneto, nei primi tre mesi dell’anno, sono fortemente diminuiti gli occupati mentre sono cresciuti i disoccupati e inattivi. Torna a dirlo d'altro canto Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria), riferendosi ai dati Istat e Veneto Lavoro del primo trimestre 2021. «A pagare il prezzo più alto son le donne e il settore del turismo. «Rispetto al 2020, le persone in cerca di lavoro sono aumentate dello 0,2%. Le assunzioni hanno registrato un -17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e -31% in confronto con il primo trimestre del 2019. La dinamica delle assunzioni è negativa in particolare per il tempo indeterminato».

«Le ore richieste e autorizzate di cassa integrazione guadagni - prosegue la Confederazione italiana della piccola e media industria - in Veneto nel 2020 sono state complessivamente 344.479.784, quando in tutto l’anno 2010, durante il quale la crisi economica globale è stata più accesa, ne erano state concesse 124.505.840. L’impossibilità del licenziamento a supporto dei lavoratori ha reso il mercato del lavoro più statistico bloccando di fatto il turnover». «Il prossimo 30 giugno finirà il divieto di licenziamento come previsto dal decreto Sostegni, e ci troveremo di fronte ad un'emergenza sociale che deve fin da subito far riflettere e pone con urgenza la necessità di dare il via ad un nuovo patto tra politica e parti sociali per la formazione e il rilancio del lavoro», commenta il presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel.

«Il dl Sostegni bis rappresenta un primo passo verso una riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori. Se da un lato esprimiamo soddisfazione per alcune misure, come la decontribuzione per i settori di turismo e commercio, dall’altro ci aspettiamo un ulteriore passo avanti sul tema delle politiche attive del lavoro in grado di mitigare gli effetti dello sblocco dei licenziamenti. Pensiamo che il governo debba valutare misure più incisive per la riqualificazione professionale che interesserà quei lavoratori che, per effetto dello smart working strutturale non saranno più impegnati in quei servizi destinati a ridursi in via definitiva per la minore presenza di dipendenti nei luoghi di lavoro», afferma Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria servizi Hcfs (imprese delfacility, pulizie e sanificazione, lavanderie industriali e dispositivi di protezione individuale e ristorazione collettiva).

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