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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia campo San Maurizio

Via la clausola sociale dagli appalti pubblici: a rischio migliaia di posti. Scatta la protesta

Presidio Cgil, Cisl e Uil in campo San Maurizio e incontro con il prefetto Vittorio Zappalorto. «In gioco la stabilità dei dipendenti dei servizi». Con il nuovo testo approvato in Senato al cambio di società nessun diritto alla conservazione del lavoro

I sindacati hanno presidiato campo San Maurizio giovedì alle 11, dove ha sede la prefettura di Venezia, per protesta contro il disegno di legge appena approvato dal Senato in materia di contratti pubblici. «Sono diversi – spiegano i tre segretari veneziani Cgil, Cisl e Uil - Ugo Agiollo, Michele Zanocco e Igor Bonatesta – i punti critici: dal mancato riconoscimento dell'obbligatorietà della clausola sociale (che garantirebbe la stabilità occupazionale) alle procedure negoziate senza bando di gara, che aprono a potenziali situazioni di corruzione e riciclaggio come l’esperienza ci dimostra. Infine, la mancata cancellazione del criterio del massimo ribasso, come indicano le direttive europee». In tema di clausola sociale, i tre segretari portano un esempio concreto. 

«Nell’appalto delle pulizie e della sanificazione nel settore sanitario veneziano – spiegano i tre sindacalisti - sono stati salvaguardati i posti di lavoro di oltre 5000 addetti nel comparto, nonché tutti i servizi in appalto durante l’emergenza Covid; si sono così garantiti a lavoratrici e lavoratori la stessa quantità e qualità di condizioni e con esse la qualità di un servizio fondamentale per assicurare il diritto alla salute nella fase drammatica della pandemia. Il tema è trasversale andando dall’edilizia, agli appalti nei settori della cultura o del trasporto pubblico».

Cgil Cisl e Uil Venezia credono che si dovrebbe andare in un’altra direzione, «per garantire la stabilità occupazionale, una buona qualità del lavoro negli appalti e un maggiore contrasto a corruzione e a potenziali fenomeni di infiltrazioni della criminalità organizzata nel sistema degli appalti. Auspichiamo – concludono i tre segretari – l’interessamento del prefetto, perché faccia sue le nostre preoccupazioni e le trasmetta al Governo». I sindacati chiedono che il parlamento torni sui suoi passi e conservi una norma fondamentale per la tutela di centinaia di migliaia di donne e uomini impiegati in servizi pubblici essenziali. «Vergognoso che dopo 2 anni di pandemia si cerchi di incrinare la sicurezza sociale ed economica di buona parte di quel settore che ha consentito al sistema pubblico di resistere e di ripartire».

«Il tema ci tocca e coinvolge le nostre lavoratrici e i lavoratori nel settore dei servizi, della pulizia, della sanificazione, tutti i servizi, più in generale, in appalto nei settori pubblici - commenta la segretaria della Camera del Lavoro metropolitana della Cgil Venezia, Monica Zambon, nella lettera aperta inviata ai parlamentari veneziani -. Auspichiamo che le nostre riflessioni e preoccupazioni vengano fatte proprie dai destinatari della lettera e che si possa in qualche modo agire sul testo di legge per portarlo nella direzione giusta. Se questo non avvenisse, ci riserviamo di attuare tutte le forme di mobilitazione previste». Al presidio anche la segretaria comunale PD Venezia, Monica Sambo. «Sosteniamo questa mobilitazione e chiediamo al governo e al parlamento di ascoltare le ragioni dei lavoratori e sindacati e di mantenere e potenziare la clausola sociale. L’eliminazione della clausola sociale avrebbe conseguenze drammatiche a Venezia dove abbiamo visto come nel mondo degli appalti ci siano stati addirittura fenomeni di caporalato, e dove lo stesso Comune di Venezia nei suoi appalti non ha sempre garantito la continuità occupazionale (basti pensare al caso dei Musei civici)».

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