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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"Il laboratorio del futuro" è il titolo della Biennale di Architettura 2023

L'annuncio è stato fatto oggi dal presidente Cicutto e dalla curatrice Lokko, nel corso di una conferenza a Ca' Giustinian

"Il laboratorio del futuro". È questo il titolo della 18ª Mostra internazionale di architettura in programma a Venezia dal 20 maggio al 26 novembre 2023. L'annuncio è arrivato oggi, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, e la curatrice, Lesley Lokko.

Il titolo, come spiegato da Lokko, opera su due diversi livelli. «In primo luogo - ha spiegato - l'Africa è il laboratorio del futuro. Siamo il continente più giovane del mondo, con un'età media pari alla metà di quella dell'Europa e degli Stati Uniti, e un di decennio più giovane dell'Asia. Siamo il continente con il più rapido tasso di urbanizzazione al mondo, con una crescita di quasi il 4% annuo. Rimaniamo il continente con il tasso più basso di vaccinazioni, pari ad appena il 15%, eppure abbiamo registrato il minor numero di morti e infezioni con un margine significativo che la comunità scientifica non riesce ancora a spiegare. Così spesso dalla parte sbagliata della storia e della speranza, questa nostra resilienza, autosufficienza e lunga, lunghissima storia dell'assistenza sanitaria comunitaria di base hanno improvvisamente fatto pendere la bilancia a nostro favore».

«La storia della migrazione forzata attraverso la tratta transatlantica degli schiavi - ha proseguito - è il terreno su cui oggi si combattono in tutto il mondo le lotte per i diritti civili e per una società più civile. Con tutti i discorsi sulla decarbonizzazione è facile dimenticare che i corpi neri sono stati le prime unità di energia ad alimentare l'espansione imperiale europea che ha plasmato il mondo moderno. Equità razziale e giustizia climatica sono due facce della stessa medaglia. Ma la speranza è una moneta potente. Essere fiduciosi significa essere umani. A livello profondamente personale, devo la mia presenza a questo tavolo oggi alle instancabili richieste di una società più giusta, più inclusiva e più equa per le quali hanno lottato le generazioni che mi hanno preceduto».

Lokko ha quindi spiegato che la Biennale di Venezia «è anche essa stessa una sorta di laboratorio del futuro, un tempo e uno spazio in cui si pongono interrogativi sulla rilevanza della disciplina per questo mondo, e per quello a venire».

«Il mondo è sempre stato attraversato da incomprensioni culturali: - ha aggiunto Cicutto, citando una lectio magistralis del 2015 di Umberto Eco - sin all’inizio del ventesimo secolo l’Europa giudicava barbara e incomprensibile l’arte africana, e c’è voluta la provocazione delle avanguardie artistiche per obbligare gli europei a guardare con occhi diversi una maschera Bantù: che cosa fossero le statue dell’Isola di Pasqua lo sapevano solo le élite colte: la gente comune in Europa, e forse in Cina, giudicava deliranti e impudiche, quando gli capitava di vederne una foto, le sculture erotiche sui templi indiani: i cristiani si scandalizzavano perché i seguaci di altre religioni rappresentavano una loro divinità in forma di animale, dimenticando che l’Occidente cristiano ha per secoli rappresentato la terza persona della Santissima Trinità in forma di colomba. Cito oggi queste parole, - ha concluso - perché credo che la 18. Mostra Internazionale di Architettura curata da Lesley Lokko avrà molte cose da dire anche su questi temi. Una sorta di aggiornamento sette anni dopo quell’appuntamento».

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