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Philomena e i “maledetti cattolici”, Frears: “Spero che lo veda il papa”

Fa discutere il film del regista inglese che racconta la storia di una 50enne che da giovane, in un istituto di suore, ha dato in adozione 'forzata' il figlio: protagonista la maestosa Judi Dench, candidata alla coppa Volpi

Applausi per “Philomena “ il film del regista Stephen Frears destinato, però, a far discutere almeno nella cattolicissima Italia.

LA STORIA. La storia è quella di Philomena, interpretata da Judi Dench, una donna 50enne che da giovane ha dato in adozione 'forzata', attraverso le suore di un istituto in cui aveva partorito, il figlio, poi cercato disperatamente alla soglia della mezza età. L’aiuterà nell’impresa un giornalista “anti-cattolico”.

"SPERO CHE LO VEDA IL PAPA". "Il film non è un attacco contro i cattolici" si sono precipitati a specificare dalla troupe, ma l’epiteto usato nella pellicola “maledetti”, accolto con un’ovazione in sala, fa storcere il naso ai più. Il vero punto di forza, incomprensibile sia per Frears che per Judi Dench è la fede della protagonista. In particolare Frears rivela: “La vera Philomena è una donna eccezionale. Per lei perdonare è stato un modo per sopravvivere. Io al suo posto non avrei potuto. Non ho questa educazione cattolica, anche se sono stato battezzato non arrivo a capire così bene l'atteggiamento di Philomena che non condanna le suore 'della scarsa pietà. Spero che lo veda il papa”.

JUDI DENCH COPPA VOLPI?. Maestosa la 78enne attrice che ipoteca la Coppa Volpi e si proietta per la nomination all'Oscar. Il suo ritratto di madre alla ricerca instancabile del figlio, forzatamente dato in adozione, è un trionfo. Lei ringrazia: ''E' la storia vera di Philomena ad emozionare. Non ho la sua fede cattolica e lei invece ne ha tanta ancora. Non riesce a pensare in negativo a quello che le hanno fatto, lei non odia queste suore e quindi è riuscita ad andare avanti anziché vivere con il risentimento, cercava suo figlio 'perduto'. Io non ce l'avrei fatta''.

NON E' UN ATTACCO ALLA CHIESA. Infine lo sceneggiatore Martin Sixsmith: ''Non è un attacco alla Chiesa, sarebbe facile e semplicistico, questa storia dà dignità alle persone con il cuore e la fede semplici, però oggi più che accusare per le colpe del passato ci si può appellare ad essere onesti in futuro”.

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