Musica, voci e rumori: al Teatrino Groggia l’esperienza insolita di un concerto al buio
Il gruppo musicale Connessioni Sonore, attraverso la performance "La Macchina del Tempo. Musica, voci, rumori: l’universo dell’ascolto” propone, spostando l’attenzione dall’aspetto visivo a quello uditivo, una duplice riflessione: da un lato sentire “il mondo come un’immensa composizione musicale”, dall’altro perseguire il concetto adorniano di “saper pensare con le orecchie”.
L'idea di questo spettacolo-concerto nasce nel 2014 da una collaborazione tra il gruppo musicale Connessioni Sonore e l'Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi di Venezia. L'intento e? quello di condurre il pubblico ad una maggiore consapevolezza sui soundscape, i "paesaggi sonori" che, come una colonna sonora, si insinuano nel nostro tessuto urbano e nel contempo, evidenziare alcune delle problematiche che i non vedenti incontrano nella quotidianita?.
Come dice Roland Barthes, “l’ascolto e? in fondo un piccolo teatro”. Su questo paradigma si basa il progetto che da anni il gruppo porta in scena solitamente in teatri o sale poste rigorosamente al buio in modo da evitare che la platea utilizzi la vista come veicolo interpretativo.
Quattro i “quadri sonori” che ripercorrono idealmente i diversi soundscapes del mondo dalla sua nascita ad oggi: suoni archetipi primordiali, suoni della natura, suoni prodotti dall’uomo, prima e dopo la Rivoluzione Industriale e suoni della modernita?, vengono affiancati dall’esecuzione di composizioni musicali atte a creare momenti di “libero spazio-sogno”. Un quinto “quadro sonoro”, dedicato a Venezia, al suo entroterra e alla sua laguna, conclude lo spettacolo in segno di omaggio a tutti quei suoni e a quelle voci che, come in una irreale dimensione senza tempo, scandiscono con immutato pathos, la vita quotidiana di questa millenaria ma al contempo fragile citta?.
“Il paesaggio sonoro del mondo e? una composizione indeterminata sulla quale non possediamo alcuna possibilita? di controllo, oppure ne siamo noi stessi i compositori e gli esecutori, siamo noi i responsabili della sua forma e della sua bellezza”. Forti degli insegnamenti di Scha?fer, sta a noi allora iniziare dalle piccole cose per far si? che tutto cambi.