Giacomo Poretti al Teatro Toniolo con lo spettacolo "Fare un’anima"
Giacomo Poretti porta in scena al Toniolo di Mestre un monologo che raccoglie divagazioni e provocazioni su un organo che i moderni manuali di anatomia non contemplano ma di cui da millenni gli uomini di ogni latitudine hanno parlato: quando si sviluppa l’anima in un essere vivente? Esiste realmente o è solo una chimera, un desiderio? E alla fine, anche se la scovassimo, l'anima a che serve? Cosa ce ne facciamo? O meglio, cosa vorrebbe farne lei di noi?
«Il progetto di questo monologo - spiega Giacomo - mi frulla in testa da quando è nato mio figlio Emanuele. In quell’occasione venne a trovarci in ospedale un anziano sacerdote che mia moglie ed io conoscevamo bene. Si complimentò con noi e ci disse: bene, avete fatto un corpo, ora dovete fare l’anima. Questa frase mi è rimasta dentro per molto tempo, si è sedimentata finchè non mi sono deciso ad affrontare la questione, un compito certo non facile. Per affrontarla ho usato il linguaggio dell’umorismo e dell’ironia e mi sono posto un sacco di domande. Come nasce l’anima? Spunta coi dentini da latte? O dopo? Quanto incide una corretta alimentazione a farla crescere? Ma l’anima esiste davvero o è una nostra invenzione? E ancora: è una parola da mandare in pensione o i tempi complicati che stiamo attraversando la rendono più che mai ineludibile? Anima è una parola che rischia l’estinzione. È una parola strana, misteriosa e sconosciuta, ma dal suono gentile e impalpabile, leggera come un soffio, costretta alla solitudine, un po’ come i bambini che non sanno giocare a calcio e per questo sono destinati a restare seduti sul bordo del campo a vedere gli altri rincorrersi e divertirsi».
Anima è una parolina esangue, malvestita e malnutrita, eppure è gelosa e innamorata: innamorata di noi e della vita, e come ogni amante ci vuole solo per sè.