Gianni paganelli. Frammentazioni immaginarie
Riceviamo e pubblichiamo:
"Gianni Paganelli
Frammentazioni immaginarie
a cura di Roberta Gubitosi
con la collaborazione di Carla Erizzo
03 febbraio- 07 aprile 2018
Inaugurazione venerdì 10 febbraio, ore 11.00
Presso la sede del Park Hotel “Ai Pini”- Mestre (VE) sarà presentato tutto il percorso artistico di Gianni Paganelli che dal figurativo giunge al plurimaterico astratto.
La ricca produzione di Gianni Paganelli si articola in un percorso che ha origine nell'arte figurativa e nella sperimentazione tecnico-formale praticata durante la frequentazione dello studio del maestro Gianni Ambrogio. Fin dagli anni Settanta, l'interesse verso esperienze artistiche di matrice espressionista favoriscono il processo di deformazione e di destrutturazione dell'immagine visiva. La figura femminile diviene protagonista di una ricca serie di opere grafiche e pittoriche. Il segno frammenta e scompone le forme dei corpi deformandoli e caricandoli di nuovi valori espressivi. Le figure allungate seguono la verticalità del campo visivo divenendo protagoniste di una quotidianità trasfigurata in cui gli spazi aperti, le architetture degli interni completano e bilanciano la ritmica struttura dei corpi. Tra figure e spazio nasce un ricercato equilibrio formale basato sull'interazione dei molteplici segni e sulla sovrapposizione dei frammenti di colore.
Tale ricerca grafica vede la naturale evoluzione in una rinnovata esperienza creativa completamente svincolata da qualsiasi riferimento diretto al dato reale. Si delineano così i caratteri distintivi della produzione recente di Gianni Paganelli, chiaramente riconoscibile per le taglienti geometrie, le decise rotture formali, le frammentarie stratificazioni. I motivi lineari che si intersecano e si sovrappongono rinviano a iconografie arcaiche di culture lontane nella storia. A volte sembrano graffiti indecifrabili, i cui motivi iconografici non sono riconducibili a contesti culturali precisi, a volte invece rievocano primordiali resti archeologici o arcane simbologie tribali.
È il contatto diretto con la materia a stimolare la creatività: le stesure dello stucco vengono plasmate, incise, tagliate sulle lisce superfici delle tavole multistrato. I diversi strumenti, spesso costruiti direttamente dall'artista, lasciano la loro traccia sulla materia malleabile creando una singolare geometria, interrotta da spaccature improvvise.
La tavolozza è incentrata su tinte pastello stese attraverso velature che si addensano nei solchi ed esaltano i rilievi. Le vernici finali vivificano i pigmenti aumentando la rifrazione luminosa e rendendo le superfici lucenti e “vetrose”.
Le molteplici elaborazioni formali hanno origine nel fervido universo immaginario dell'artista alimentato da libere associazioni, dal fluire del pensiero e dal susseguirsi di un'immagine dopo l'altra.
La continua stratificazione e l'equilibrio instabile delle forme divengono metafora esistenziale della frammentazione dell'io nella molteplicità delle relazioni e nella precarietà nella società fluida contemporanea.
Roberta Gubitosi"