Green matter
Riceviamo e pubblichiamo:
"GREEN MATTER
Il tema della XVII. Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia curata da Harshim Sarkis “How will we live together?” propone di immaginare spazi in cui poter continuare a vivere insieme come esseri umani, come nuovi nuclei familiari, come comunità emergenti, come parte del paesaggio naturale, oltre i confini politici, come pianeta che sta affrontando una crisi che esige un’azione globale.
In questo contesto Karmen Corak, artista di origine slovena, ritrova la risposta al tema curatoriale, nell’architettura del paesaggio che nella sua rappresentazione acquisisce una visione poetica e contemplativa dello spazio.
Un giardino è un atto di creazione continua e rinnovamento; non è finito mai realmente; è un’espressione astratta di natura, interpretata, rivisitata ed organizzata da Corak nelle sue immagini, a Maribor, nel giardino di famiglia e luogo della sua infanzia e nei giardini botanici di Palermo, Roma, Firenze, Padova, Venezia, Maribor, Parigi, Berlino e Kyoto.
Corak continua a cercare il suo giardino perduto nello spazio, nel dettaglio, nelle ombre, nelle fronde al vento, nelle nervature del fogliame dal disegno vigoroso, nei tronchi d’albero ad andamento insolito, raccontati in un bianco e nero che danno carattere alla composizione di questo giardino immaginario densamente piantato e confinato tra le masse murarie in laterizio veneziano del Palazzo Contarini Polignac. Un giardino murato, che ricorda i caratteri della tradizione islamica dei giardini, a stanze separate e sembra così che l’artista concepisce questa “stanza” che diventa un luogo per il piacere dei sensi e della mente.
Per Corak insieme è quindi la rivelazione del giardino che con la sua avida investigazione racconta manti variegati, che scova dietro i filtri casuali delle superfici vetrate vistosamente opacizzate dalle tracce dell’acqua creando quell’aurea di romantica decadenza con il verde fogliame mutevole in ogni direzione. La trama vegetale è sempre diversa nelle immagini fotografiche ed evoca regni incantanti impressi nel washi, la carta giapponese che l’artista predilige. Questa carta riesce ad integrare i pigmenti tra le sue fibre lunghe di gelso ed a restituire immagini con effetto suggestivo creato dal riflesso della superficie setosa.
L’uso della carta giapponese washi è una storia che viene da lontano, è indicata per le incisioni e si ritrova nelle stampe da Picasso a Duchamp.
L’UNESCO ha dichiarato la carta tradizionale washi, il Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Il lavoro dell’artista ha dato così al giardino un’impronta perenne.
Paola Pisanelli Nero"