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Gli anni di piombo a Mestre: i familiari delle vittime raccontano l'epoca del terrorismo

Martedì 8 novembre al Laurentianum in piazza Ferretto è in scena “La difficile misericordia”: Albanese, Gori e Taliercio rileggono uno dei periodi più bui della storia d'Italia

C'è la testimonianza di Barbara Gori, figlia dell’ingegner Sergio, ucciso a Mestre dalle Brigate Rosse il 29 gennaio 1980: “Nei pochi istanti in cui, ai funerali, ho alzato la testa, ho visto il Duomo di San Lorenzo e Piazza Ferretto stracolma di gente... Avrei tanto voluto scorgere qualche faccia amica, ma non riuscivo a vedere nulla. Le persone erano tutte uguali. I mesi successivi sono stati durissimi... Era finita la mia giovinezza ed era iniziata l’epoca della sopravvivenza. Di una cosa però sono fiera: nonostante gli episodi e il clima di violenza che hanno caratterizzato la mia giovane vita, ha prevalso in me il sentimento dell’amore e non quello dell’odio e di questo ringrazio chi veglia su di me”. È solo uno degli interventi previsti nel corso dell'incontro che la Fondazione del Duomo di Mestre e l’istituto di cultura Laurentianum hanno voluto organizzare a pochi giorni dalla chiusura dell’anno giubilare straordinario della Misericordia.

L'appuntamento è per martedì 8 novembre, alle 18, nell’aula magna del Laurentianum in piazza Ferretto a Mestre. Il tema è “La difficile misericordia. Gli anni del terrorismo a Mestre, riletti oggi dalle voci dei testimoni”. Porteranno la loro testimonianza dal vivo Teresa Friggione Albanese (vedova del commissario Alfredo Albanese, ucciso dalle Brigate Rosse il 12 maggio 1980) e Cesare Taliercio (figlio del ingegner Giuseppe, direttore del Petrolchimico di Porto Marghera, ucciso sempre dalle Brigate Rosse il 5 luglio 1981 ma stavolta dopo 46 giorni di rapimento). Interverranno inoltre Barbara Gori (con un testo scritto), il giornalista Adriano Favaro, il sociologo Gianfranco Bettin e il parroco del duomo, monsignor Gianni Bernardi.

Scopo dell’iniziativa, accanto alla necessità di non dimenticare, è rileggere oggi quei fatti tragici avvenuti oltre 35 anni fa attraverso le voci di chi ne è stato, suo malgrado, “protagonista” e testimone diretto e, nello stesso tempo, capire che cosa dicono ora quegli avvenimenti; il filo conduttore vuole essere sempre quello della misericordia, scoprendo anche come si può realmente parlare e vivere di misericordia di fronte ad eventi del genere.

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