L'artista soldato Michele Angelicchio espone a venezia il 13 novembre 2015 presso il centro congressi di Palazzo Cornoldi
Il 13 novembre alle 17:30 presso il Centro Congressi di Palazzo Cornoldi, Riva degli Schiavoni, Castello 4142 Venezia , il “Soldato Artista” Michele Angelicchio sarà presente con una sua mostra personale, che sarà introdotta dalla storica dell'arte Dott.ssa Giorgia Marotto.
L'esposizione si prolungherà fino al 20 novembre 2015.
L’arte originale e particolare dell’artista Michele Angelicchio si inserisce bene all'interno di questo contesto di rilevante importanza storica, culturale e sociale.
L'artista riesce a coniugare la propria Arte personale con la memoria della Storia collettiva che appartiene a ciascuno di noi, svolgendo in tal senso una doppia funzione che è quella di creare Arte, abbinata alla utilità sociale di ricordare e di trattenere eventi del passato che fanno e che hanno fatto la nostra Storia.
Michele Angelicchio, l'Artista Soldato ha partecipato a Mostre e Collettive importanti riscuotendo consensi e ammirazioni.
Fra queste, il 5 giugno 2015 ha presentato l’opera “Avanzata verso l’unità” presso il Circolo Ufficiali delle Forze Armate, a Palazzo Barberini in Roma, in occasione dell’evento artistico Symposium promosso dall’Accademia Costantina e MF Eventi di Monica Ferrarini.
Dopo che una sua opera “il tricolore su Gorizia” è stata scelta per il calendario ANAC 2016 – Associazione Nazionale Arma di Cavalleria, ha realizzato su commissione per lo stesso calendario “Verso la presa di Gorizia”.
La personale dell'artista sarà preceduta dalla conferenza "La Cavalleria Italiana nella 1^ Guerra Mondiale” condotta dal Direttore della Rivista di Cavalleria Franco Apicella, che relazionerà il tema "La Cavalleria nella Grande Guerra" con un excursus sui principali episodi in cui la Cavalleria è stata protagonista nel corso della guerra, soffermandosi in particolare su Pozzuolo del Friuli, episodio simbolo dell'Arma di Cavalleria.
A Pozzuolo del Fiuli la Cavalleria affrontò il gravoso compito di proteggere le forze che ripiegavano sul Piave, a seguito della Battaglia di Caporetto. Nello specifico furono i Reggimenti “Genova Cavalleria (4°)” e “Lancieri di Novara (5°)” i quali si sacrificarono eroicamente e meritarono “sopra tutti l’ammirazione e la gratitudine della Patria” come si legge sul Bollettino della Vittoria emanato il 1° Novembre 1917 dal Generale Cadorna.
La 12° Battaglia dell’Isonzo, passata alla storia con il nome di Battaglia di Caporetto, rimane legata e consequenziale all’11° Battaglia dell’Isonzo, più nota con il nome di Battaglia della Bainsizza che si svolse dal 17 agosto al 13 settembre 1917.
La battaglia di Caporetto, o dodicesima battaglia dell'Isonzo, (in tedesco Schlacht von Karfreit, o zwölfte Isonzoschlacht) venne combattuta tra il Regio Esercito italiano e le forze Austro-Ungariche e Tedesche.
Lo scontro iniziò alle ore 2 del 24 ottobre 1917.
Anche allora l'Arte fu di sostegno e questo famoso 'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il Generale Armando Diaz inviò un telegramma all'autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale. L'inno venne poi pubblicato da Giovanni Gaeta con lo pseudonimo di E. A. Mario solo alla fine del 1918, a guerra ormai ultimata.
Il Piave mormorava
calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il 24 maggio:
l’esercito marciava
per raggiunger la frontiera
e far contro il nemico una barriera....
Muti passaron quella notte e fanti
tacere bisognava e andare avanti!
S’udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell’onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
il Piave mormorò:
"Non passa lo straniero!"
Ma in una notte triste
si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi quanta gente ha vista
venir giù lasciare il tetto
poi che il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque! Dai lontani monti
venivano a gremir tutti i suoi ponti
S’udiva allo dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l’onde:
come un singhiozzo in quell’autunno nero
Il Piave mormorò :
"Ritorna lo straniero!"
E ritornò il nemico
per l’orgoglio e per la fame:
volea sfogare tutte le sue brame
vedeva il piano aprico
di lassù voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora
"No" disse il Piave "No" dissero i fanti
"Mai più il nemico faccia un passo avanti!"
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti combattevan l’onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò:
"Indietro va straniero!"
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento
e la Vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
L’onta cruenta e il secolare errore
infranse alfin l’italico valore
Sicure l’Alpi libere le sponde
E tacque il Piave: si placaron l’onde
Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi
la pace non trovò
né oppressi né stranieri
Articolo di Rosetta Savelli