A Venetonight ci sarà spazio per un concerto e due spettacoli teatrali
Venerdì 30 Settembre 2022, durante la serata di Venetonight 2022, l’Università Ca’ Foscari Venezia darà spazio anche alla musica e al teatro. A partire dalle 18, nel cortile di Ca’ Foscari, si esibirà il gruppo musicale Peacocks. In programma anche due spettacoli teatrali: dalle 19.30 alle 20.30 al Teatro Santa Marta “Galileo e il Dialogo di Cecco de’ Ronchitti” e alle 21 nel cortile di Ca’ Foscari “Novecento, di Alessandro Baricco”. Gli spettacoli si rivolgono ad un pubblico di tutte le età, e sono a partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti. Gli spettacoli si rivolgono ad un pubblico di tutte le età, sono a partecipazione gratuita, senza bisogno di prenotazione fino ad esaurimento posti.
Concerto dei Peacocks
Dalle 18 alle 20 il cortile di Ca’ Foscari si riempirà della musica dell'ensemble Peacocks, composto da Almachiara de Marco alla voce, accompagnata da Alberto Berlese al pianoforte, Alessandro Casotto alla batteria, Gianluca Sicchiero al contrabbasso. Il gruppo suonerà una serie di pezzi che spaziano dai classici del jazz (Cole Porter, Irving Berlin, Duke Ellington, George Gershwin), passando per la musica italiana degli anni ‘40, ‘50, ‘60, ‘70, fino ad arrivare alla bossa nova di Antonio Carlos Jobim e Vinicius de Moraes.
"Novencento" di Baricco
Sempre nel cortile di Ca’ Foscari, alle 21 andrà in scena “Novecento”, il monologo teatrale scritto e pubblicato da Alessandro Baricco nel 1994, in una performance di Corrado d’Elia. Il monologo narra la singolare storia di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento: da neonato, Novecento viene abbandonato sul pianoforte della prima classe del piroscafo Virginian, da cui non scenderà mai più, diventando il più grande pianista del mondo. La vita per Novecento è un infinito viaggio alla ricerca della perfezione assoluta. “Suonavamo perché l’Oceano è grande, e fa paura, suonavamo perché la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov’era e chi era. Suonavamo per farli ballare, perché se balli non puoi morire, e ti senti Dio. E suonavamo il regtime, perché è la musica su cui Dio balla quando nessuno lo vede".
Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Pubblico Ligure, scelto dal direttore artistico Sergio Maifredi, in coproduzione con Compagnia Corrado d’Elia. La scenografia è di Francesca Marsella, la grafica di Chiara Salvucci e le foto di scena di Angelo Radaelli. Il regista e interprete è Corrado d’Elia.
Al Teatro Santa Marta
Il Teatro Santa Marta ospiterà tra le 19.30 alle 20.30 lo spettacolo teatrale “Galileo e il Dialogo di Cecco de’ Ronchitti”. Si tratta dell’adattamento teatrale del Dialogo de Cecco de' Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la Stella Nuova, scritto in dialetto pavano, pubblicato nel 1605. In questa versione, due contadine discutono tra loro su una “stella nuova” apparsa nel cielo improvvisamente, attorno alla metà di ottobre 1604. Le due ci riportano il dibattito che il fenomeno ha suscitato in città, in particolare le critiche che un “certo filosofo” ha diffuso contro un “certo matematico”, secondo il quale quella nuova e brillante apparizione è indiscutibilmente situata all’altezza delle stelle fisse, il che metterebbe in discussione le teorie sull’immutabilità dei Cieli perseguite dai seguaci di Aristotele.
Anche se il nome del matematico non viene mai citato, il lettore viene informato del fatto che colui di cui si parla è un uomo sulla quarantina, insegna matematica a Padova, ama Ruzante, conosce bene il dialetto e che nella prima metà del dicembre del 1604 ha tenuto tre seguitissime lezioni sulla “stella nova”. È quindi facile intuire che si tratta di Galileo Galilei, il quale per molto tempo è anche stato ritenuto l’autore stesso del Dialogo.
Oggi è stato accertato che Cecco de’ Ronchitti, pseudonimo usato dall’autore del dialogo, altro non è che il monaco benedettino Girolamo Spinelli, allievo di Galileo Galilei: con ogni probabilità il maestro ha collaborato nella stesura del dialogo, in particolare nell’accuratezza scientifica dell’argomento. Il testo da un lato deride le teorie che aleggiavano a quel tempo attorno l'apparizione della supernova, dall’altro si tratta di una preziosa testimonianza di divulgazione scientifica che Galileo faceva al tempo, andando a minare con ironia l'erudizione del linguaggio accademico che allora nessuno osava deridere.
Di battuta in battuta, si fa strada l’idea che una verità matematica è tale a prescindere da quale sia la lingua che la esprime, così come una verità geometrica è tanto universale da poter essere compresa anche da chi non è un esperto in quella materia. Anzi, talvolta chi è dotato di buon senso è più portato a capire di chi invece ostenta certezze con presunzione, il quale si merita più che altro di essere biasimato e canzonato.