Stefano Accorsi al Goldoni con il "Decameron". Previsto un incontro con il pubblico
Mercoledì 25 novembre alle ore 20.30 la Stagione di Prosa 2015-2016 del Teatro Goldoni di Venezia prosegue con Decamerone. Vizi, virtù, passioni, spettacolo liberamente ispirato al Decamerone di Boccaccio che vede come protagonista sulla scena un’affiatata compagnia di attori girovaghi, animati da grande passione ma non da altrettante risorse materiali, guidati dal capomastro Stefano Accorsi.
Prodotto dal Nuovo Teatro di Marco Baliani, che ne cura anche la regia, lo spettacolo è interpretato da Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia e Mariano Nieddu e resterà in scena fino al 29 novembre.
Giovedì 26 novembre al termine della replica pomeridiana (inizio ore 16.00) Stefano Accorsi e il cast incontreranno il pubblico.
Lo spettacolo di Baliani mette in scena sette novelle del Decamerone, sette storie. “Le storie, infatti - spiega Baliani - servono a rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse da quella che si sta faticosamente vivendo. Le storie servono ad allontanare, per un poco di tempo, l’alito della morte. Finché si racconta, e c’è una voce che narra siamo ancora vivi, lui o lei che racconta e noi che ascoltiamo.
Per questo nel Decamerone ci si sposta da Firenze verso la collina e lì si principia a raccontare. La città è appestata, servono storie che facciano dimenticare, storie di amori, erotici, furiosi, storie grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene, perché la morte là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda.
Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché oggi ad essere appestato è il nostro vivere civile. Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce. Per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre esistenze, fuori da questo reality in cui ci ritroviamo a recitare come partecipanti di un globale Grande Fratello.