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Teatro, lo Stabile del Veneto mette in scena online "La vedova allegra"

Una delle operette più amate in assoluto al debutto in streaming, domenica 21 febbraio. La produzione conta oltre 120 lavoratori. «Teniamo viva la cultura e coinvolgiamo un nuovo pubblico»

Il teatro si mantiene vivo e vitale tra Venezia, Padova e Treviso: lo Stabile del Veneto, nonostante restrizioni e chiusure, continua a produrre cultura e mette in scena La vedova allegra, di Franz Lehár, grazie al lavoro di oltre 120 persone tra artisti, tecnici e maestranze.

Un piccolo miracolo, visti i tempi che corrono, reso possibile grazie alla collaborazione delle amministrazioni di Padova e Treviso. «In uno dei momenti più difficili per la cultura - nota Andrea Colasio, assessore alla Cultura del Comune di Padova - questo è il segnale della resilienza, della passione e della caparbietà con cui il Tsv continua a proporre spettacoli di qualità. Il teatro, la lirica, pur con le platee ancora vuote, non si arrendono. Aspettiamo di tornare alla forma "originale" del teatro, ma in questi tempi abbiamo imparato qualcosa di nuovo: spettacolo dal vivo e trasmissione in streaming potranno coesistere, è una formula che permette di intercettare un nuovo pubblico».

Per certi versi, infatti, il successo degli spettacoli trasmessi online fino a questo momento è stato una sorpresa. Anche per questo il Tsv ha deciso di rilanciare: dopo l’allestimento virtuale del Rigoletto dello scorso dicembre ecco allora La vedova allegra, nuova co-produzione per la stagione lirica dei teatri Verdi e Del Monaco, per la regia di Paolo Giani Cei. Il debutto è domenica 21 febbraio a partire dalle 17.00 sulla piattaforma Backstage e sul canale YouTube dello Stabile.

È una delle operette più amate dal grande pubblico - fin dal suo debutto al Theater an der Wien, nel 1905 - e rivive oggi con i suoi intrecci amorosi sul palcoscenico del Verdi, dove l’allestimento si è svolto nel rispetto dei protocolli di sicurezza sanitaria. Nel cast di 16 interpreti: il baritono Omar Montanari veste i panni del Barone Mirko Zeta, il soprano Ruth Iniesta di Valencienne, il tenore Alessandro Safina di Conte Danilo, il soprano Anastasia Bartoli di Hanna Glawari e il tenore Matteo Roma di Camille de Rossillon. Ad interpretare i ruoli minori, invece, sono William Corrò (Visconte Cascada), Marcello Nardis (Raoul de St. Brioche), Gabriele Nani (Bogdanowitsch), Silvia Celadin (Sylviane), Andrea Zaupa (Kromow), Giovanna Donadini (Olga), Antonio Feltracco (Pritschitsch), Alice Marini (Praškowia), Linda Zaganiga (Madame Linda) e la coppia d’oro della lirica Max René Cosotti (Njeguse) e Daniela Mazzuccato (La Diva Italiana). A dirigere il Coro Lirico Veneto e l’Orchestra Regionale della Filarmonia Veneta è il Maestro Alvise Casellati. In scena anche i danzatori della compagnia Padova Danza Project.

La vedova allegra è definita la “principessa delle operette” per la bellezza e lo charme con cui racconta l’elegante vacuità della frivolezza, senza rinunciare a mostrare la profondità di un mondo delicato e complesso: un viaggio un po’ sognato e un po’ rimpianto, al limite fra il malinconico e il grottesco, fra il surreale e il quotidiano. Un’occasione per il regista Paolo Giani Cei di riscoprire l’immediatezza e il brio dell’opera leggera, in un mondo sempre più virtuale e sempre più privo di ironia, dove il filtro della distanza sopprime ancor di più le espressioni umane. «Questa è un'oasi serena - ha detto - Giani Cei - perché in tutto il resto d'Italia i teatri tacciono. Il pubblico ha bisogno di vedere qualcosa di diverso dalle cronache quotidiane dei telegiornali, speriamo che questo spettacolo costituisca una finestra per evadere dalla realtà. Per noi è una sfida, perché il teatro deve reinventarsi nel momento in cui diventa televisione».

Per il direttore del Tsv Massimo Ongaro questo allestimento è una «impresa produttiva» considerato che «non è facile, considerata la situazione emergenziale, gestire un cast e una macchina organizzativa così grande. Ma stiamo dimostrando che di fatto si può lavorare e fare teatri in sicurezza». Soddisfazione condivisa dall'assessore alla Cultura della città di Treviso, Lavinia Colonna Preti, pur con l'auspicio «che presto si possa tornare a condividere questi progetti dal vivo, con i teatri aperti. Il mondo della cultura, gli artisti e coloro che lavorano dietro le quinte, oltre ovviamente agli appassionati, ne sentono davvero il bisogno».

La trama

L’azione si svolge in una Parigi ancora capitale della Belle Époque ed i personaggi sono nobili e alti funzionari dell’ambasciata dello Stato immaginario di Pontevedro, nell’Europa centrale, sull’orlo della bancarotta. Gli ingredienti sono quelli tipici dell’operetta danubiana: il soggetto sentimentale, l’ambientazione falso-storica, le danze, il matrimonio, l’infedeltà, il denaro, la politica e l’eccentrica mondanità aristocratica, fatua e donnaiola. L’operetta in tre atti si apre nello sfarzoso salone dell’ambasciata di Pontevedro, dove fervono i preparativi del ballo che l’ambasciatore, il barone Mirko Zeta, dà per celebrare il compleanno del Principe Pontevedrino. Tutti aspettano l’arrivo di Hanna Glawary, affascinante vedova di un ricchissimo banchiere, che il regno, in pesante crisi finanziaria, non può lasciarsi sfuggire vista la sua ingente eredità. Se la donna andasse sposa a uno straniero, tutte le ricchezze sarebbero perdute, occorre dunque cercare un pretendente, e il conte Danilo Danilowitsch sembra il candidato adatto, ma quest’ultimo non gradisce i progetti nuziali e preferisce passare le serate nel noto locale parigino Chéz Maxim’s. Nel secondo atto l’azione si svolge nel giardino del palazzo di Hanna, dove la ricca vedova mette in scena un finto fidanzamento con Camille de Rossillon per fare ingelosire Danilo, che furibondo, abbandona la festa per recarsi da Maxim a consolarsi. Solo nel terzo e ultimo atto nel corso tra intrighi ed equivoci Danilo confesserà il suo amore per la vedova Hanna e le ricchezze del regno saranno salve.

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