"Il vetro per l'aperitivo", le trasformazioni del brindisi al Museo del Vetro
Gesto antico, il brindisi è da sempre associato al vetro, che lo ha accompagnato nella sua evoluzione sociale: da iniziale strumento funzionale, il calice conquista inesorabilmente una sua puntuale specificità formale traducendo tutti quei mutamenti che incidono sull’impianto per così dire “scenografico” dell’azione. Il brindisi rimarrà sempre un’esternazione celebrativa, ma mutano le forme del bicchiere assecondando gusti, tradizione e anche, nel ‘900, le follie dell’avanguardia artistica – futurista in particolare – che molto prese a cuore questo rito.
Ospitata in Sala Brandolini dal 12 marzo al 29 maggio e realizzata nelle modalità di progetto integrato “Storie di vetro e di carta” con il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera), la mostra "Il vetro per l'aperitivo. Trasformazioni del brindisi. Storie di vetro e di carta" – a cura di Gabriella Belli, Nicoletta Ossanna Cavadini e Chiara Squarcina – focalizza l’estetica del bicchiere per l’aperitivo e il suo protagonismo nella nuova forma di comunicazione globale: la pubblicità.
Attraverso una selezione di opere e materiali che include locandine, manifesti, grafiche pubblicitarie, logo, ma anche creazioni di design e oggetti legati al momento dell’aperitivo, come i bicchieri griffati con i vari logotipi e quelli realizzati da Antonio Dei Rossi presenti nelle collezioni del Museo del Vetro e, ancora, bottiglie per il seltz di grande ricercatezza d’immagine, vengono affrontate le varie trasformazioni del piacere del brindisi, dalla Belle Époque al periodo déco e dalla ripresa post-bellica della “dolce vita” fino al contemporaneo happy hour: un fenomeno che assume i valori del “rito sociale”.