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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Nuova ricerca cafoscarina cambia la pelle: UE finanzia progetto per produrre in modo green

L'università di Venezia ha vinto il finanziamento "Life-Ambiente" per sperimentare con le imprese dei metodi alternativi ed eco-friendly per il settore conciario

Sperimentare nuove tecniche ecologiche per la concia. Di questo si occupa un progetto triennale di ricerca, al via in questi giorni, che coinvolge scienziati e imprese coordinati da Valentina Beghetto, ricercatrice universitaria e docente del dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi dell’Università Ca’ Foscari Venezia. L’azienda che si occuperà di sperimentare le nuove tecniche e coordinare il progetto è la Codyeco SRL di Santa Croce sull’Arno (Pisa).

Il progetto, "Biopol", è finanziato da Life, programma dell’Unione Europea nato nel 1992 e volto a favorire progetti di ricerca riguardanti l’ambiente e il clima, divulgando le iniziative più interessanti e promuovendo le nuove tecnologie. Attualmente, l’industria conciaria utilizza sostanze di origine petrolchimica pericolose ma chimicamente stabili e facili da reperire. La ricerca punta a sostituire quelle sostanze con nuovi formulati ecologici, da sperimentare all’interno di un impianto industriale prototipo adiacente all’impianto produttivo di Codyeco.

Obiettivo centrale della ricerca è ottenere molecole complesse (biopolimeri), che abbiano proprietà necessarie al processo di lavorazione della pelle ma che siano di origine naturale e provenienti da sottoprodotti industriali dei settori agro-alimentare e conciario trasformati chimicamente, che altrimenti verrebbero smaltiti in discarica o inceneriti. L’impiego di materie secondarie, che sottolinea la centralità del tema del riùso e riciclo, risulta essere un’assoluta novità in questo campo e favorirà le economie circolari tra i diversi settori industriali. I nuovi prodotti hanno qualità equivalenti o superiori rispetto a quelli attualmente in uso, sono di costo inferiore, hanno una produttività maggiore e determineranno un minor impatto ambientale. In particolare ci si aspetta la riduzione del 70-90% delle sostanze inquinanti normalmente presenti nei prodotti chimici usati durante il processo conciario e la riduzione di circa il 20% del consumo idrico.

Altro aspetto importante è quello della sicurezza: la maggior parte dei lavoratori del settore ha una scarsa conoscenza dei rischi relativi alla manipolazione dei prodotti chimici attualmente utilizzati nelle fasi di concia e riconcia. Le malattie nel settore conciario sono fortemente collegate alla presenza e alla manipolazione di agenti chimici cancerogeni e sensibilizzanti. L’autorità sanitaria ha perciò imposto maggior cautela nella gestione del rischio chimico e chiesto di sostenere la ricerca volta a sostituire alcuni agenti chimici pericolosi.

Pur in presenza di rischi e difficoltà, come ad esempio riuscire a produrre biopolimeri su scala industriale, il progetto soddisfa numerosi aspetti considerati centrali dalla legislazione europea e del sottoprogramma Life, in particolare per quanto riguarda la gestione dell’acqua, la riduzione del consumo di sostanze pericolose e del carico inquinante. Notevole il rilievo per l’economia italiana ed europea: nonostante la produzione di pelle in Europa nel decennio 2002-2011 sia diminuita notevolmente, l’Europa rimane il mercato più importante al mondo per la moda e le nuove tecnologie a basso impatto ambientale e la qualità del pellame europeo continua ad essere superiore rispetto al resto del mondo. L’Italia rappresenta il primo paese in Europa per produzione di pelle con il 65% del totale, seguito dalla Spagna con il 12%.

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