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Legambiente presenta la "lista della spesa" a Renzi, c'è anche l'idrovia

Gli ambientalisti hanno stilato un elenco di 101 opere necessarie per far ripartire l'Italia. Il progetto veneto si guadagna "l'oscar del paradosso"

C'è anche l'idrovia Padova-Venezia tra le centouno piccole e medie opere incompiute, utili al territorio e ai cittadini presentate con il dossier #sbloccafuturo da Legambiente per rispondere alla sfida lanciata dal premier Renzi ai sindaci d’Italia per individuare procedimenti fermi da anni, per ritardi o inconcludenze di settori diversi della pubblica amministrazione. L’associazione ha individuato un primo blocco di 101 cantieri che ancora non hanno visto la luce per responsabilità diverse. La voce più consistente riguarda proprio il sistema dei trasporti (ferrovie, trasporti urbani, mobilità dolce), insieme alla messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Poi, a seguire, bonifiche, depurazione, riqualificazione urbana, sicurezza sismica, abbattimento di manufatti abusivi, impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti. E il progetto della via acquea veneta rientra pienamente in tutte queste categorie.

I CASI PRINCIPALI - Nel decreto Sblocca Italia che il Governo ha annunciato per fine luglio per Legambiente dovranno trovar spazio regole e procedure per la realizzazione di opere la cui mancata realizzazione pesa negativamente sulla salute dei cittadini, sulla loro libertà di movimento, sulla possibilità di migliorare la qualità della vita, l’economia locale e nazionale. Le opere individuate da Legambiente sono tra di loro molto diverse, sia per impegno finanziario che per consistenza dell’intervento. La più drammatica è senza dubbio la situazione che si sta determinando a L’Aquila e negli altri 56 Comuni colpiti dal terremoto 2009, dove il finanziamento di centinaia di progetti, già approvati e pari circa ad un miliardo di euro, sono bloccati dal patto di stabilità europeo. Ma l’oscar del paradosso se lo aggiudicano a pari merito il progetto dell’idrovia Padova-Venezia, avviato nel lontano 1963, e l’abbattimento dell’albergo sulla scogliera di Alimuri, a Vico Equense, la cui procedura di abbattimento è partita anch’essa nel 1963.

I COMMENTI - “Se vogliamo un Paese sicuro, dinamico, moderno, le opere da sbloccare devono essere coerenti con questa idea di Paese, non basta fare ‘tana libera tutti’ contro i lacci e lacciuoli che imbriglierebbero il sistema. Perché alcuni di quei lacci hanno salvato l’Italia da ulteriori e più gravi disastri –dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente-. Si deve semplificare ma serve un sistema di controlli efficace, consolidato e di pari prestazioni su tutto il territorio. Bisogna assumersi la responsabilità di selezionare e scegliere quali siano i vincoli necessari e le semplificazioni utili a rilanciare il Paese, a fermarne il declino, a ricostruire un’Italia capace di futuro”. “Da questo racconto dell’Italia contemporanea, ma non moderna, emerge una vera e propria giungla di veti incrociati, di inadempienze, rimpalli e contenziosi, di pessima progettazione, che davvero mette la questione delle risorse all’ultimo posto della graduatoria degli impedimenti – sottolinea il presidente - Eppure questa macchina così efficace nel perseguire l’obiettivo del ‘blocco ad oltranza’ non è riuscita a risparmiare al Paese le assurdità del Mose o delle grandi navi nella Laguna di Venezia, del moltiplicarsi delle centrali a carbone o di autostrade inutili. Serve un disegno lungimirante ed innovativo capace di costruire intorno al risparmio di materia ed energia, intorno alla rigenerazione urbana, alla riduzione della dipendenza dal fossile, un new deal italiano capace di rilanciare il paese nella competizione internazionale e far recuperare il tempo perduto sul piano della ricerca, dell’innovazione, delle politiche industriali che producano lavoro qualificato”.

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