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Protezioni in materiali bio per le barene della laguna: il progetto si amplia

Con "Life Vimine" di Anbi sono già stati fatti interventi a tutela di 95 ettari di ambiente lagunare, impiegando fascine in legno e pali. I promotori hanno deciso di proseguire per altri 5 anni

I «positivi risultati della fase sperimentale» hanno convinto i promotori di "Life Vimine" a dare seguito alle attività di protezione della laguna,  estendendo gli interventi ad altre barene e paludi interne. È la buona notizia di inizio anno diffusa dall'Anbi, associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue.

Life Vimine è un sistema "eco friendly" che finora, in 4 anni, ha permesso di proteggere dall'erosione, particolarmente quella causata dal moto ondoso, circa 95 ettari di barene della laguna nord di Venezia, tra la palude dei Laghi e le isole di Burano, Mazzorbo, Torcello. L'Anbi riepiloga: «Nei quattro anni di sperimentazione, per proteggere quasi cento ettari di barene sono state utilizzate 4mila fascine prodotte con legno locale, infissi 11mila pali in laguna, rimossi 60 metri cubi di rifiuti».

A spingere i soggetti attuatori a continuare l’attività, con la sottoscrizione di una convenzione della durata di ulteriori 5 anni, è anche il coinvolgimento delle comunità locali.

Protezioni naturali

Per Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi, il progetto Life Vimine è «esemplare della moderna bonifica»: prevede «piccoli interventi di ingegneria naturalistica» a basso impatto ambientale e impiega «materiale biodegradabile, principalmente legno e fascine di rami, proveniente perlopiù dall'attività di gestione forestale e manutenzione idraulica eseguita dal Consorzio di bonifica acque risorgive nella terraferma veneziana». Oltre al Consorzio di bonifica, i soggetti attuatori del progetto (che è co-finanziato dal programma Life+Nature 2012 della Commissione europea) sono il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, la Regione, il Comune e l'università di Padova.

Salvaguardia dell'ambiente

Per Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, questo tipo di progetto «non solo consente di proteggere un ambiente di grande valore, ma crea nuovi e stabili posti di lavoro per manodopera qualificata, costituita ad esempio dai locali pescatori. Inoltre, un ambiente lagunare ben conservato contribuisce a sostenere l'occupazione, legata ad attività come pescaturismo, ecoturismo e, più in generale, al turismo sostenibile». A supporto del progetto, fa sapere l'associazione, «si è svolta anche un'intensa attività di comunicazione, che ha coinvolto circa 27mila persone con la promozione di buone pratiche, quali la riduzione della velocità in barca e la segnalazione di criticità, come l'abbandono di rifiuti». «La sperimentazione - conclude Carlo Bendoricchio, direttore di Acque Risorgive - ha confermato che si tratta di un metodo di intervento rispettoso delle valenze ecologiche e paesaggistiche dei fragili ambienti lagunari, nonché sostenibile dal punto di vista sociale ed economico».

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