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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Ampliamenti degli alberghi, Martini: «Pezzo per pezzo la città diventa privata»

Il consigliere d'opposizione: «34 camere in più, cambio di destinazione d’uso da residenziale a ricettivo. Così si concede ai proprietari un incremento di valore che li favorisce rispetto ad altre tipologie di attività»

«Ampliamenti degli alberghi: chiamati a deliberare senza fare sopralluoghi e senza differenziare i casi. Pezzo per pezzo la città diventa privata». Con la delibera sull’ampliamento dei 13 alberghi a Venezia in discussione in questi giorni, commenta il capogruppo "Tutta la città insieme!", Giovanni Andrea Martini, «l’amministrazione concede ai proprietari un incremento di valore che li favorisce nettamente rispetto ad altre tipologie di attività in città».

Per Martini alcuni di questi proprietari avrebbero acquistato immobili che avevano in parte vincoli di destinazione precisi, da cui non avrebbero potuto ricavare nulla. Evidentemente, però, l’hanno fatto perché erano certi che, prima o poi, un cambio d’uso sarebbe stato concesso. Cosa che sta appunto avvenendo. L’esempio eclatante è dato dagli hotel Le isole e Tre Archi, che comprendono due ex uffici postali, in cui ora verranno ricavate nuove stanze al piano terra. E questo è l’altro elemento clamoroso: dopo anni si torna a usare i piani terra trasformandoli in ricettivo. Un atto di fiducia smisurato verso il Mose, il suo funzionamento e la sua finanziabilità garantita. Poi c’è il caso dell’hotel Ca’ da Mosto, Ca’ Dolfin, che non solo trasforma in stanze tutta una serie di magazzini al piano terra, già di sua proprietà, ma è riuscito a farsi dare preliminarmente dal Patrimonio del Comune, nel 2021, la concessione per 50 anni - sostiene Martini - pur non esclusiva, della calle che porta al "pontile della discordia" sul canal Grande».

«In commissione la giunta propone una delibera che prevede: 34 camere di albergo in più, il cambio di destinazione d’uso da residenziale a ricettivo e il cambio di destinazione d’uso da laboratorio artigianale a ricettivo - afferma la capogruppo del Partito Democratico, Monica Sambo - Un cambio di destinazione d’uso di più di 2 mila metri quadri. Abbiamo chiesto di stralciare dalla delibera i cambi destinazione d’uso delle unità immobiliari residenziali. Anche per non penalizzare interventi che prevedono ad esempio adeguamenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche».

«Meno male - conclude Martini - che almeno il segretariato regionale della Soprintendenza ha rilevato l’interesse culturale, e bloccato la cessione completa. Insomma, pezzetto dopo pezzetto, spazi della città vengono comprati, ceduti, sottratti a usi che possano essere diversi da quello turistico. E noi, consiglieri comunali, siamo chiamati a ratificare tutto questo senza aver potuto fare sopralluoghi per renderci davvero conto di quello che siamo chiamati a votare. Diciamo che questo primo banco di prova della delibera blocca alberghi sta dimostrando che non c’è alcuna volontà politica di arginare la deriva turistica, e come in molti casi la favorisca».

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