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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Brugnaro: «I sindaci vanno ascoltati, invece il governo ci ignora»

La città, dice, «ha bisogno di politiche vere di rilancio, non di paghette». E di un piano economico concertato

Il sindaco Luigi Brugnaro ha di nuovo affrontato il tema del rapporto tra il governo centrale e gli enti locali in una intervista a La Verità, evidenziando il ruolo chiave dei primi cittadini in questa fase di emergenza. «Venezia ha sempre affrontato situazioni speciali senza piangersi addosso. Rimboccarsi le maniche e lavorare tanto aiuta a resistere». Per la ricostruzione del Paese, Venezia «può essere un esempio di rilancio. Qui ci giochiamo la credibilità internazionale perché il mondo misura l'Italia attraverso Venezia - dice il sindaco - Per questo è interesse di tutta la nazione che Venezia ce la faccia. Adesso abbiamo la testa sott'acqua, ma la nautica ci insegna che l'azione di una barca avviene sotto l'acqua anche se non si vede. Se lavoriamo adesso, presto si vedranno i segni della rinascita».

Brugnaro sostiene che «tutta la città ha bisogno di politiche vere di rilancio, non di paghette. Ho chiesto già un anno fa nel Comitatone di rifinanziare la Legge speciale nata dopo l'inondazione del 1966, alta come quella di un anno fa. Negli ultimi 10 anni non è stata più rifinanziata, ma Venezia ha costi enormi, figuriamoci in presenza di eventi catastrofici». Per il sindaco, in Italia «troppe situazioni non girano...» E sottolinea: «La giustizia, la burocrazia, la cassa integrazione, i finanziamenti, il recovery fund… È grave nascondere che si tratta di debiti che finiscono per aggravare il bilancio dello Stato. Aumentare il debito pubblico vuol dire compromettere la vita delle generazioni future. Bisogna che chi governa si decida a collaborare davvero con le opposizioni. Ci vuole un piano economico concertato per la ripresa. Invece siamo pieni di comitati e task force che parlano senza ascoltare chi è in prima linea. Non bastano i dpcm ad affrontare un'emergenza così. Siamo sempre all'inseguimento».

E poi: «A Roma devono imparare ad ascoltare i sindaci delle grandi città, a puntare sul merito e non sulle tessere di partito. Anche se ce li dà l'Europa, poi i soldi li vorrà indietro. Non siamo preparati, non sappiamo come affrontare le inefficienze dello Stato, come eliminare le burocrazie, la digitalizzazione è solo una bella parola. Basta vedere il flop delle dell'app Immuni, un'idea calata dall'alto, senza confronto».

Non bastano le riunioni governo-regioni? «Non cerco polemiche - risponde Brugnaro - Lavoro ubbidiente allo Stato e seguendo i dpcm, ma mi chiedo: quando la pandemia finirà troverà un'Italia pronta al rilancio o devastata? È fondamentale lavorare insieme adesso, come chiede il presidente Sergio Mattarella. Invece, non arriva mai una telefonata da un ministro per sentire cosa pensiamo. Sento tante giustificazioni, ma non si può continuare a dire che il virus ci ha colti di sorpresa. Questo poteva valere a marzo, non a ottobre". E alla richiesta di rilanciare un appello alla politica della città più bella del mondo, il sindaco dice: "il tempo delle chiacchiere è finito, servono i fatti. Sono un sindaco civico, non ho tessere di partito: chi sta a Roma cominci a confrontarsi con le persone che hanno meriti, esperienza e amore per il nostro Paese».

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