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Casalesi a Eraclea, l'interrogazione al ministro dell'Interno Lamorgese

Pellicani: «Serve un chiarimento sul piano Livenzuola, cioè la costruzione di un palazzo di 11 piani con area commerciale e un villaggio turistico con 52 appartamenti»

«Il governo faccia chiarezza sul piano Livenzuola». Torna ai casalesi di Eraclea l'onorevole del Pd, Nicola Pellicani, con una interrogazione pronta da presentare al ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese (ex Prefetto di Venezia). «Serve fare luce sul progetto di costruzione di un palazzo di 11 piani, con area commerciale, e un villaggio turistico che prevede 52 appartamenti. Non farebbe altro che confermare la presenza e il radicamento delle mafie nel litorale veneziano da molto tempo».

Il piano Livenzuola

Se l'amministrazione comunale di Eraclea fosse sciolta per mafia sarebbe un fatto storico per il Veneto, in quanto si tratterebbe del primo Comune caduto a causa di infiltrazioni criminali, spiega il deputato. Lo stesso Prefetto, recentemente, ha denunciato un clima omertoso. «Il piano del Livenzuola è legato all'inchiesta che nel febbraio scorso ha portato a 47 arresti tra cui il sindaco di Eraclea Mirco Mestre? - Chiede Pellicani - Ci sono altri elementi sui quali è necessario fare piena luce. Mi riferisco ad esempio agli spunti che riguardano Caorle, che emergono sempre dall'inchiesta del pm Roberto Terzo. L'intero territorio veneziano è al centro degli interessi delle mafie, vista anche l'inchiesta sulla presenza della 'ndrangheta a Jesolo, che si era impossessata del golf club».

L'infiltrazione «silente»

Gli insediamenti della camorra nel Veneto Orientale risalgono ai primi anni ‘80, ricorda Pellicani, con l’arrivo di Mimmo Celardo a San Donà di Piave, il quale era entrato in contatto con Silvano Maritan, il plenipotenziario di Felice Maniero, che si appoggiava a Celardo per le forniture di cocaina. Dopo Celardo, il cui figlio è stato arrestato, nei primi anni 90 è arrivato Luciano Donadio. Poi è storia recente. Ovvero il contatto con l'amministraizone comunale di allora, e poi con l'ultima giunta di Mirco Mestre. «L'inchiesta della direzione distrettuale antimafia sul litorale veneziano è l'ennesima prova che nel Veneto le mafie non si manifestano in modo violento, ma sono radicate nella società e hanno trovato terreno fertile in quell'area grigia fatta di professionisti, consulenti, imprenditori. Bisogna lavorare per costruire gli anticorpi alla mafia». 

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