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Centri estivi e servizi: Romor in sopralluogo, Cgil frena. La Lega finanzia le paritarie

Giordano: «Non ci sono garanzie per la salute di bambini, educatrici e operatori». Italia Viva: «Sindaci in prima linea nella riorganizzazione». Altri 4,5 milioni per nidi e scuole non statali dalla Regione

Così è stato per il virus e anche nel caso dei rischi che i bambini corrono o meno ad aggregarsi nel gioco e nella socialità, in fase 2, i pareri degli specialisti viaggiano su binari paralleli. Il governo riprogramma i centri estivi ma dai 3 anni, prevedendo la formazione di gruppi di età omogenea di cui facciano parte sempre gli stessi bambini, per monitorare più facilmente la situazione contagi. La Regione è pronta a ripartire con tutti i bambini e prima del governo. Un'ordinanza in merito l'ha annunciata il governatore Luca Zaia per il prossimo fine settimana. La partita dei minori a casa con la ripresa delle attività economiche, diventa di primo ordine nelle agende politiche.

I Comuni coinvolti

Nel merito entra anche Italia Viva che chiama in causa i sindaci per l'organizzazione pratica dei luoghi e dei modi dell'attività ludico-formativa, in base alle disposizioni dell'esecutivo e della Regione. Il governo pensa di iniziare a metà giugno. La Regione di anticipare all'inizio dello stesso mese. Il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha annunciato un investimento di 185 milioni per finanziare i centri e le attività ricreative per i tre mesi estivi, dicendosi a favore dell’avvio anticipato in condizioni di sicurezza. «È necessario l'impegno da parte dei Comuni cui spetta il coordinamento e l’organizzazione che vedrà il coinvolgimento del terzo settore, delle associazioni di volontariato, delle realtà educative, culturali, sportive e sociali - per i coordinatori della Città Metropolitana di Venezia Aurora Marchioro e Alessandro Maggioni -. Pensiamo soprattutto all’estate con i genitori che lavorano entrambi e le scuole chiuse da marzo. È necessario che i centri estivi vengano organizzati al meglio tenendo conto del bonus baby sitter. Nei Comuni si proceda con la mappatura di spazi idonei e disponibili (giardini, centri sportivi, cortili delle scuole, parrocchie, luoghi della cultura). Il coinvolgimento fin da subito dei sindaci potrà garantire una capillarità sul territorio e una verifica dei bisogni dei bambini e delle famiglie». 

Centri e servizi

La Funzione Pubblica Cgil di Venezia di Daniele Giordano frena e mette in guardia: «Per noi le condizioni di sicurezza per l'aggregazione dei piccoli, delle educatrici e del personale ausiliario nell'età dei nidi non ci sono - in ogni caso - non decide il Comune ma il governo in accordo con la regione sui servizi educativi. Come allo stesso modo non vediamo le condizioni per i servizi educativi da 3 a 6 anni. Altra cosa sono i centri ricreativi o le attività nei parchi che non vanno confuse con i servizi educativi. Per questo non accetteremo nessuna fuga in avanti». L'assessore alle Politiche educative del Comune, Paolo Romor, intanto ha compiuto oggi, martedì 19 maggio, un sopralluogo in alcuni istituti scolastici della città storica, in previsione di una possibile riapertura. Visitate la scuola dell'infanzia San Girolamo, la Comparetti, la Diego Valeri e la Santa Teresa. I nidi Arcobaleno e Onda e la primaria Zambelli, che sarà una delle sedi individuate per i centri estivi. «Ci prepariamo – ha commentato Romor - a riattivare i servizi: nidi, spazi cuccioli, scuole d’infanzia e centri estivi. Particolare attenzione è stata dedicata alle procedure di sanificazione, alla cura degli scoperti, all’organizzazione degli spazi e delle attività per piccoli gruppi stabili, come previsto dalle linee guida».

Paritarie

La Regione stanzia 4,5 milioni di fondi aggiuntivi per i nidi e le scuole dell’infanzia non statali. Una integrazione rispetto ai 31 milioni stanziati per il 2020 per scuole paritarie e servizi educativi per i bambini da 0 a 6 anni. «Cerchiamo di garantire la continuità di tutti i servizi per la fascia 0-6 anni - dice l'assessore regionale Manuela Lanzarin - anche per una loro possibile e parziale apertura estiva a supporto dei bisogni di socializzazione dei più piccoli e delle famiglie». I deputati veneti della Lega non risparmiano critiche al decreto Rilancio. «Dal governo un'elemosina alle scuole paritarie patrimonio storico della comunità. Con 8.368 euro ad istituto, migliaia saranno quelli condannati alla chiusura. A quanto si apprende dall'ultima bozza del decreto Rilancio, ormai prossimo alla firma del presidente della Repubblica, il governo non ha capito la gravità della situazione in cui versano le 12.547 scuole paritarie italiane. Abbiamo già pronti gli emendamenti al decreto: gli istituti privati e gli asili parrocchiali non sono le scuole unicamente dei ricchi, se lo mettano in testa». «Il tema non è se siano scuole per ricchi o meno - commenta Giordano - Il fatto è che ci sono 60 milioni per il pagamento delle rette delle paritarie e niente per quelle comunali, che hanno gli stessi problemi economici. Questo causa inevitabili ammanchi ai bilanci dei Comuni, ma non vorrei qualcuno pensasse che non finanziare i mancati introiti dei Comuni, dai nidi all’infanzia, serva a privatizzare del tutto il sistema di istruzione 0-6».

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