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Mose, Zincone: «Previsioni maree di due tipi». Agostini: «Aggiornare i modelli matematici»

Il porto: «Disagi con le dighe chiuse: solo stamattina 8 navi ferme in rada». Pellicani: «Rivedere il limite dei 130». Tomaello: «Gestione locale delle paratoie». Per Bettin, «barriere aperte in meno di 48 ore? Possibile». Gasparinetti: «Il tavolo tecnico aveva anticipato il rischio»

Reazioni, polemiche e discussioni di ieri, per la mancata attivazione del sistema Mose con 138 centimetri di marea, sono andate avanti oggi, mercoledì 9 dicembre, anche in commissione bilancio del Comune di Venezia. Non sono state trattate, perché non all'ordine del giorno, ma annunciate e depositate due interrogazioni. Una del consigliere Marco Gasparinetti. L'altra di Gianfranco Bettin. Numerose le considerazioni e le reazioni dopo l'accaduto e i tanti disagi patiti dalla città.

Il tavolo tecnico

«Secondo i dati divulgati "ex post" dal centro maree del Comune di Venezia, l'acqua alta ha raggiunto 138 centimetri alle 16.25 (punta della Salute), martedì 8 dicembre, senza che siano state attivate le paratoie del Mose - scrive Gasparinetti - Questo, motivato con la circostanza che le previsioni, fino alle 12, davano 125 centimetri». In base alle anticipazioni del tavolo tecnico delle previsioni di marea a Venezia, riunito il 7 dicembre per fare il punto della situazione sul ponte dell'Immacolata, «sarebbe risultato plausibile, se non probabile - continua Gasparinetti - il superamento della soglia dei 130 centimetri, come si vede ad esempio dai dati del sito Ispra», che assieme al centro maree del Comune e al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) fa parte del tavolo.

«Per l'8 era attesa una nuova intenisficazione dei venti di scirocco in tutto l'Adriatico - continua Gasparinetti -. Considerato che le situazioni di incertezza sono destinate a protrarsi e aggravarsi nello scenario dei cambiamenti climatici - conclude - si chiede se corriponde al vero l'esistenza di quel documento del "Tavolo tecnico" e di quali risorse umane, tecniche ed economiche disponga attualmente il centro maree e quali siano le linee guida con riferimento alle professionalità e agli strumenti di cui deve poter disporre».

Le doppie previsioni

«Quanto è accaduto ci dispiace, capisco il malumore e la rabbia», il commento rilasciato ad Ansa dal provveditore alle opere pubbliche del nordest, Cinzia Zincone, che domani sarà impegnata in un tavolo tecnico sul Mose. «Le previsioni - spiega Zincone, su quanto accaduto ieri - erano di due tipi: il centro maree del Comune ne dava una mentre noi, alle bocche di porto, ne avevamo un'altra addirittura migliore, tanto da non far pensare al peggio. Poi il repentino e imprevedibile cambiamento, ma i tempi sono lunghi. Bisogna avviare una serie di procedure che richiedono quattro ore e poi si alza il Mose. Abbiamo imparato da questa triste esperienza - conclude - guai a sottovalutare ogni aspetto, gestire meglio il personale e non temere di muoverci anche se l'allerta non scatta, com'è accaduto, perché io non ho avuto alcun segnale in questo senso. Dobbiamo porre rimedio a questo errore di sottovalutazione».

Il tempo di messa in funzione del Mose

«Chi ha sbagliato previsione, perché si sono accreditate quelle ottimistiche e contraddetto il principio di precauzione? - Domanda nella sua interrogazione Bettin - Il centro maree del Comune di Venezia, per tempo, aveva emesso un bollettino con una previsione di 125 segnalando inoltre la possibilità che il picco arrivasse a 135 centimetri. Il provveditore Zincone ha dichiarato che invece la previsione del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) si fermava a 114, e che sono necessarie 48 ore di preavviso per rendere operativo il sistema delle barriere mobili». Ma allora per quale ragione, dice Bettin, nel pomeriggio dell’8 dicembre si è deciso di attivare il Mose, e nella notte fra l’8 e il 9, in previsione del picco di marea pari a 125 centimetri alle 7.20 del mattino, è stato fatto entrare in funzione? In generale, ha detto in commissione il consigliere Alessandro Baglioni, «la comunicazione alla cittadinanza deve essere migliorata: oltre ai messaggi mail e telegram e al sito (che va rafforzato, dato che anche ieri durante l'emergenza è risultato talvolta offline a causa dei numerosi accessi), va chiarito come vengono utilizzate le sirene di allertamento in caso di attivazione del Mose e se è opportuno usare l'acustico anche per informare la popolazione dell'azionamento o meno del sistema».

I modelli matematici

«Abbiamo avuto, a partire dall'acqua granda del 2019, una conferma che i modelli matematici del decennio predente sono superati - è intervenuto in commissione il capo della polizia locale Marco Agostini - I fenomeni non sono prevedibili con gli strumenti che erano in uso nel primo decennio del secolo. Il lavoro di ricerca del centro maree è eccellente - afferma - tanto che sta entrando nel sistema di previsione nazionale di Meteo Italia e collabora con il Friuli Venezia Giulia e l'Emilia Romagna sulle maree. Implementare i modelli matematici è importante, dopodiché i professionisti non hanno la sfera di cristallo», afferma. «Utile potrebbe essere aumentare la pianta organica del centro maree», per Giuseppe Saccà del Pd, ma anche per il consigliere di "Tutta la città insieme!", Giovanni Andrea Martini, per Gasparinetti, Bettin e in pratica per l'opposizione, anche in considerazione dell'importanza di rivendicare un maggior peso delle istituzioni locali nella gestione del Mose, «come dovrebbe essere», ha ribadito il vicesindaco Andrea Tomaello.

Il porto

L'operatività del porto è l'altro perno della discussione, per la mancanza della conca di navigazione. «Va completata al più presto - esorta il presidente degli industriali di Venezia Vincenzo Marinese - Il provveditore ci ha detto che entro un anno sarà finita, quindi credo che sia necessario arrivare a fine 2021 potendo inaugurare sia il Mose, che nel frattempo sarà collaudato, che la conca». A rendere conto della difficoltà del transito marittimo in ingresso e in uscita dal porto in presenza di criticità meteo prolungate è il commissario dell'Autorità portuale, Pino Musolino. «Solo questa mattina - mercoledì 9 dicembre - avevamo 8 navi ferme in rada e 9 in laguna in attesa di uscire. Domani prevediamo che circa una decina di navi dovranno modificare i propri orari per evitare di rimanere ferme. Purtroppo si sta realizzando tutto quello che avevamo previsto: senza una conca di navigazione funzionante che permetta alle navi di entrare e uscire, anche con le barriere del Mose sollevate, i porti di Venezia e Chioggia non possono resistere a lungo. È urgente che si strutturi una cabina di regia, dove l’Autorità portuale dovrà avere necessariamente un ruolo».

Opere di compensazione

«Si era sempre detto, sebbene non sia scritto da nessuna parte, che il Mose dovesse entrare in funzione con la marea a 110 centimetri, ma per il momento le paratoie si alzano dai 130 in su, con tutti i rischi che ciò comporta - scrive l'onorevole Nicola Pellicani - Bisogna essere consapevoli che il Mose da solo non basterà. Non solo perché ad ogni errore di previsione si è sottoposti a rischi, ma perché le barriere non sono alternative agli interventi diffusi in città, fermi da anni; alle opere compensative previste dall’Europa, che sono parte del sistema Mose. Non sono un regalino agli ambientalisti. Eppure non sono mai iniziatii i lavori. Poi c’è la questione del porto che, per funzionare va trasformato in porto regolato, ovvero operativo 24 ore. Di fronte ai cambiamenti climatici, alle previsioni di innalzamento dei mari, bisogna continuare a studiare, sperimentare. Questo è il senso del Centro internazionale per i cambiamenti climatici, che da un anno è legge dello Stato. Non perdiamo altro tempo: ora va istituito e reso operativo».

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