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Negati a Renato Chisso i lavori sociali, resta agli arresti domiciliari

Negata all'ex assessore coinvolto nello "scandalo Mose" la possibilità di uscire dagli arresti domiciliari per andare a lavorare in una cooperativa

A Renato Chisso è stata negata la possibilità di lasciare gli arresti domiciliari per andare a lavoro. Come riporta Il Gazzettino infatti, il giudice per le indagini preliminari Massimo Vicinanza ha respinto la richiesta presentata dal difensore di Chisso, che aveva richiesto per il suo assistito il permesso di lasciare gli arresti domiciliari durante il giorno per andare a lavorare in una cooperativa vicina alla Caritas di Venezia.

Secondo la richiesta del legale, Chisso avrebbe dovuto assumere un ruolo amministrativo nella cooperativa, gestendo i rapporti con le istituzione per progetti a fine sociale. La Procura inizialmente aveva dato parere positivo, ma il gip ha rigettato l'istanza ritenendo che non vi fossero i presupposti per concedere all'ex assessore il permesso lavorativo.

Chisso ora è agli arresti domiciliari dopo aver patteggiato, nel novembre scorso, due anni e sei mesi di reclusione. Patteggiamento Chisso scandalo Mose 28 novembre 2014
Il gup di Venezia, Massimo Vicinanza, aveva inoltre disposto anche il sequestro nei suoi confronti di due milioni di euro.
La guardia di finanza però fino ad ora non è riuscita a sequestrare nulla all'ex assessore, in quanto il famoso "tesoro di Chisso" finora non è mai stato rinvenuto.

Per ora quindi Renato Chisso è costretto agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Favaro Veneto.

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