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Referendum, la débâcle del "Sì". Zaia: "Risultato strepitoso, ora si vada al voto"

Grande soddisfazione nel fronte del "No", per una vittoria con una forbice molto ampia, con l'elettorato contrario alla riforma che ha sfiorato il 60%. Baretta: "C'è grande rammarico"

Un risultato netto, senza storie. Gli elettori che domenica si sono recati alle urne per decidere se approvare o meno la riforma costituzionale hanno mantenuto, un po' in tutta Italia, la stessa linea, bocciando la proposta Renzi-Boschi e sancendo, di fatto, la fine del primo governo Renzi (lo stesso primo ministro ha annunciato che lunedì rassegnerà le proprie dimissioni al presidente della Repubblica). E anche in provincia di Venezia a vincere, nettamente, è stato il fronte del "No", con il 61,72% delle preferenze.

REFERENDUM, AFFLUENZA E DETTAGLI

Inevitabile la soddisfazione per le forze politiche che avevano condotto la propria campagna elettorale contro il "Sì". "Ha vinto la Costituzione, ha vinto la casa di tutti gli italiani - non nascondono l'entusiasmo i militanti del Movimento 5 Stelle Venezia - La costituzione necessita di riforme, ma che siano condivise. È stata approvata, nel 1948, dai parlamentari costituenti con il 90% dei voti circa e tale condivisione deve rimanere. Viviamo un'epoca politica contrassegnata da individualismi e strumentalizzazione continua: è meglio che non ne rimanga traccia, almeno a livello costituzionale. Un grazie a tutti gli italiani - concludono - che hanno riesumato le schede elettorali abbandonate nel cassetto. E un grazie anche a quanti si sono spesi per fare informazione sui contenuti della riforma, non solo per dire 'No' ma anche per raccontare il 'perché'".

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per parte sua, invoca la necessità di andare subito al voto. "È stato un risultato strepitoso - ha commentato - Vista la straordinaria partecipazione degli elettori, una nuova, grande lezione di democrazia è venuta dal Veneto. È la fine del 'Grande fratello', i cittadini dimostrano autonomia nell'ascoltare e poi decidere. La grande affluenza e il risultato sono la dimostrazione che la stabilità tanto decantata i cittadini la considerano tale soltanto se passerà attraverso una vera tornata elettorale. Con le annunciate dimissioni di Renzi e il voto - ha continuato - si avrà finalmente un governo democraticamente eletto, ovvero un presidente del Consiglio eletto e non nominato, come non accade in questo Paese dal maggio 2008. Visto il risultato del Veneto, è inoltre di tutta evidenza che le visite di Renzi e le regalìe preelettorali non sono servite a nulla. Tantomeno sono serviti i patrocìni del mondo associativo che porta a casa una sonora bocciatura proprio dal suo popolo, dai suoi associati.

"Fine di un incubo! Il renzismo si chiude qui". Queste le prime parole di Renato Brunetta. "Un uomo che ha interpretato il potere in una maniera mai vista nella storia repubblicana. Con arroganza, nessun rispetto per le regole democratiche e per gli avversari, che ha utilizzato spudoratamente tutti gli strumenti del potere, noti e ignoti. Non si era mai visto un premier avere dalla sua parte la stampa, le televisioni, i tg della Rai". Si torna al voto adesso? Bisogna approvare prima una legge di bilancio seria, non di marchette, che serva al Paese e non al capataz di turno. E poi in Parlamento, solo lì, pensare alla legge elettorale. Nessun tavolo con i bari".

Il rammarico del fronte del "Sì". "Sconfitta netta quella del sì - ha commentato Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia - In Italia, e anche in Veneto. Bisogna prenderne atto. Capire, innanzitutto, le motivazioni che hanno portato la maggioranza degli italiani a bocciare una buona riforma e a mettere in crisi la stabilità politica ed economica. Da un punto di vista politico, è stata un’occasione persa, una messa in discussione del percorso di riforme avviato con questa legislatura. Da un punto di vista sociale, non bisogna ignorare la richiesta di ascolto che arriva dai cittadini. Ora con senso di responsabilità bisogna completare la legge di bilancio e affidare alle determinazioni del Capo dello stato le scelte da compiere. Deve continuare l'esperienza delle riforme che in questi anni abbiamo impostato e avviato". La chiosa dedicata al premier uscente: "Grazie a tutti, grazie in particolare a Matteo Renzi".

"Questi mesi di campagna referendaria sono stati intensi, molto impegnativi, ma vissuti con in mente un unico obiettivo: promuovere e concretizzare quel cambiamento di cui il Paese, ne sono convinta, ha estremo bisogno - queste le parole di Sara Moretto, referente della campagna per il "Sì" del Partito Democratico in provincia di Venezia - Oggi però dobbiamo prendere atto del risultato che arriva dalle urne. L'impegno profuso lungo questo percorso mi consente tuttavia di dire che perdiamo senza rimorsi. Non siamo riusciti a vincere, purtroppo, e ne prendo atto. Ma resto convinta che il Paese abbia perso l'occasione di svoltare. Una sola amarezza rimane: la consapevolezza che per molti anni le riforme di cui abbiamo bisogno non verranno realizzate. Rimane il bicameralismo paritario, rimane il CNEL, rimangono le province, continueranno i ricorsi di Stato e Regioni presso la Corte Costituzionale. Ho sentito spesso, da diversi sostenitori del no, che parti di questa riforma erano considerate buone, ma ora non potranno essere attuate".

Per Gigliola Scattolin, segretario metropolitano del Pd Venezia, ora è tempo di attente riflessioni. "La generosità di tante donne e uomini che hanno creduto in un futuro diverso per il nostro Paese - ha commentato - non è bastata a contrastare l’ondata di 'No' che ha spopolato anche nel nostro territorio. A ciascuno di loro - ha continuato Scattolin - voglio esprimere il mio profondo ringraziamento per la passione, la speranza, la fiducia con la quale hanno affrontato questa difficilissima campagna referendaria: non abbiamo nulla da rimproverarci. Continuiamo ad essere convinti che sia stata persa una grande occasione per rendere il nostro Paese più veloce e moderno, per assestare un taglio importante ai costi della politica, per garantire la parità di genere e per avvicinare maggiormente i cittadini al 'Palazzo'. Le ragioni del 'No', così come il fronte che lo ha sostenuto, non costituiscono, evidentemente, una opzione di Governo e, questo, è quello che maggiormente mi preoccupa soprattutto a fronte delle responsabili dimissioni del Presidente del Consiglio".

Per la senatrice del Pd Laura Puppato, si è persa una grande occasione. "Credo che stanotte l’Italia abbia perso l’occasione di approvare una buona riforma, che avrebbe messo in difficoltà burocrazia e vecchia politica, abituata a galleggiare, anziché a fare - ha commentato - Nei dibattiti sono emerse tutte le positività della riforma, ma purtroppo in molti hanno cercato di terrorizzare parlando di inesistenti rischi di dittatura o, come in Veneto, di commissariamento della sanità. Certo non perdono Renzi e il Governo, che ottengono comunque un 40% contro un 60 che raggruppa elementi molto diversi che non riusciranno mai neppure a sedersi allo stesso tavolo. Politicamente questo risultato dimostra ancora una volta la debolezza degli avversari che, sconfitto Renzi, non avranno alcun progetto per governare il paese".

"Come dichiarato prima della consultazione referendaria l’adesione di Confindustria, da sempre apartitica, - ha dichiarato Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia-Rovigo - è sempre stata rivolta non ad una persona o ad uno schieramento politico ma alla sola necessità di intraprendere un percorso di riforme, indipendentemente da chi lo porti a termine. L’esito del referendum non muta questa esigenza indispensabile per le imprese, soprattutto relativamente a temi come la riduzione dei costi della politica, la semplificazione amministrativa e la velocizzazione dell'iter legislativo che rimangono questioni di primaria importanza. Chi governerà l’Italia nel prossimo futuro non può prescindere da azioni incisive di cambiamento, anche a fronte di un momento di stallo". I cambiamenti sostanziali, non passano solo per riforme drastiche, ma possono essere raggiunti anche cambiando qualcosa ogni giorno, passo dopo passo, nella direzione strategica di ristrutturazione del paese".

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