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Fondazione Musei civici di Venezia, l'interrogazione ai Beni culturali

Il testo dell'intervento in aula dell'onorevole Pd Nicola Pellicani, ex consigliere comunale. «Promuovere un’ispezione e istituire un tavolo con l’amministrazione comunale. Gli altri riaprono»

Musei civici chiusi a Venezia fino a primavera inoltrata, in base alle dichiarazioni della Fondazione e del sindaco della città, Luigi Brugnaro. "Per non rischiare di comprometterne il bilancio", secondo le affermazioni, vista la totale assenza di presenze turistiche a San Marco e quindi di entrate. Un atteggimento più possibilista della giunta ha sostituito poi la decisione iniziale, in base alla quale tutta le rete dei musei non avrebbero aperto i battenti prima di aprile 2021. Dopo le critiche dalle opposizioni politiche, dei sindacati, di alcuni esercenti di piazza San Marco, compresa l'associazione presieduta da Claudio Vernier, e dopo una petizione online, è sembrato aprirsi uno spiraglio. La Lega in giunta ha proposto un riavvio del sistema museale veneziano nei fine settimana o, condizioni pandemiche permettendo, prima di aprile, come affermato dall'assessore al Bilancio Michele Zuin. Dopo l'intervento di Icom (International Council of Museums), la principale organizzazione internazionale che rappresenta musei e professionisti, stasera, 12 gennaio, toccherà all'intervento in aula dell'onorevole veneziano del Pd, ex consigliere comunale, Nicola Pellicani, con un'interrogazione ai Beni Culturali.

«Venezia è una città ferita, messa in ginocchio prima dall'acqua alta eccezionale, poi dall'emergenza Covid. L'economia cittadina, fondata sulla monocultura turistica è stata azzerata. In questo contesto il sindaco ha deciso di tenere i Musei Civici chiusi fino ad aprile, nonostante la Fondazione Musei abbia beneficiato dallo Stato di un ristoro di circa 8 milioni che le hanno consentito di mantenere i conti in ordine. Dire al mondo che palazzo Ducale sarà chiuso - ha scritto Pellicani - equivale a una dichiarazione di resa - invece -, aprire il prima possibile i musei, significa rianimare Venezia puntando su un turismo di qualità».

Si potrebbe puntare su un'offerta online per il momento, ha spiegato Pellicani, come stanno facendo altre istituzioni culturali cittadine, a partire dalla Fenice. «La decisione di non riaprire i musei e bloccare tutte le attività connesse, significa chiudere un servizio pubblico essenziale, producendo un danno alla città. Tale decisione ha suscitato la protesta dei sindacati, che si sono opposti a un piano di cassa integrazione al 100% per i 76 dipendenti della Fondazione e di conseguenza anche per i circa 400 lavoratori delle cooperative. Appena possibile, signor presidente, riapriranno i musei statali, a Venezia apriranno le Gallerie dell'Accademia, ma non palazzo Ducale, nonostante sia un bene prezioso dello Stato».

Pellicani si è rivolto al ministro per i Beni e le attività culturali (Mibac), Dario Franceschini. «Aprire il prima possibile i musei significa accelerare anche la ripartenza del turismo che è la principale economia cittadina. Il sindaco con questa decisione ha di fatto commissariato la Fondazione che è un’istituzione autonoma, impedendole di svolgere funzioni scientifiche previste dallo statuto quali: ricerca, archiviazione, conservazione. La decisione di non riaprire i musei e bloccare tutte le attività connesse, significa chiudere un servizio pubblico essenziale, con un danno alla città». L'onorevole chiede al ministro, interrogato, se: «alla luce dei fatti esposti intenda promuovere un’ispezione e istituire un tavolo di confronto con l’amministrazione comunale con l’obiettivo di giungere all’apertura dei musei civici e statali».

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