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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

La Città metropolitana divide: "Stati generali dei Comuni per capirsi"

Il Consiglio comunale di Venezia ha approvato a maggioranza l'ordine del giorno con la prosposta di una "maxi riunione" tra rappresentanti del territorio: "Non possiamo perdere questa occasione"

Si va verso gli "Stati Generali per la Città Metropolitana": questo, in sintesi, l’obiettivo dell’ordine del giorno approvato a larga maggioranza dal Consiglio comunale nell’ultima seduta, su proposta, come primo firmatario, del presidente della commissione Città metropolitana, Cesare Campa.

Il documento propone, quale momento di informazione e di partecipazione, una conferenza generale delle presidenze dei Consigli comunali e dei componenti delle Commissioni consiliari dei vari Comuni, da farsi “assieme alle espressioni della società civile produttiva, in modo da coinvolgere e sensibilizzare il più possibile le varie anime della società veneziana in una riforma così rilevante per le capacità di governo del territorio”.

“E’ un ordine del giorno che propone la convocazione degli stati generali dei Comuni e della Provincia di Venezia per dare un segno tangibile dell’importanza della riforma che sarà attuata con la Città metropolitana – commenta il presidente del Consiglio comunale, Roberto Turetta - e pur nelle contraddizioni che porta con sè un provvedimento generato dalla spending rewiev, si vuole rimarcare la volontà e la necessità di esserci da parte di tutti i soggetti istituzionali coinvolti e chiamati a esprimersi, con l'auspicio che si recuperi terreno in termini di riforma federalista degli enti locali".

“Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione nelle forme di governo territoriale – rileva il presidente della Commissione consiliare Città Metropolitana, Cesare Campa – che deve essere compresa dapprima dagli amministratori e poi dai cittadini. Questa della convocazione degli Stati Generali ci sembra un modo di ribadire che le funzioni che avrà la Città metropolitana sono talmente importanti e vitali da non consentire il minimo dubbio o la minima incertezza da parte di chi governa la cosa pubblica”.

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