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Siluro degli ex dirigenti sull'amministrazione: "Dipendenti condizionati, scelte imposte"

Lettera di 8 ex funzionari che puntano il dito contro il sistema di governo della giunta veneziana: "Niente coinvolgimento, solo ordini. Così si va verso la privatizzazione dei servizi"

Una lunga lettera che mette nel mirino "il rapporto tra amministratori e personale (dirigenti, funzionari, impiegati)". Una lunga lettera inviata alla redazione alle 23.40 di mercoledì, assicurandosi quindi che prima finisse sui quotidiani cartacei: "Non volevamo che andasse online prima di giovedì mattina, come sarebbe successo", viene spiegato dall'ex capo ufficio stampa del Comune di Venezia, Enzo Bon, ora in pensione. Anzi, si ribadisce: "È stata una scelta che ci siamo dati proprio per far discutere i nostri colleghi oggi". Tant'è. Nella missiva indirizzata alla città si punta il dito contro l'atmosfera che si respirerebbe a Ca' Farsetti in cui si renderebbe necessaria "l’assoluta fedeltà all’amministratore di turno in Comune che si deve esprimere attraverso l’acritica esecuzione di ordini impartiti senza alcun preventivo coinvolgimento". Dopodiché si informano alcune testate prima e altre poi, tenendo tutto sotto traccia, "senza alcun coinvolgimento" appunto.

"Condizionamenti gravi"

Obiettivo comunque raggiunto da parte dei firmatari della lettera, intitolata "Cosa sta succedendo a Venezia?": la pubblicazione giunge giovedì mattina. Nel testo si va subito al punto: "In Comune di Venezia si è alterato il rapporto tra amministratori e personale (dirigenti, funzionari, impiegati), e tale fenomeno rischia di compromettere la relazione tra cittadini e amministrazione comunale". A dichiararlo sono sette ex dirigenti apicali del Comune di Venezia e l’ex capo ufficio stampa, Enzo Bon. Si punta il dito contro "la grave situazione che tende a condizionare, se non ad obbligare, le scelte della dirigenza, in contrasto con la separazione che il legislatore ha posto tra direzione politica e conduzione amministrativa".

"Si punta sull'insicurezza del posto di lavoro"

“Dopo la netta scissione delle competenze che ha concentrato sulla struttura tutte le conseguenti responsabilità penali civili e amministrative – scrivono gli ex direttori Luigi Bassetto, Manuel Cattani, Sandro Del Todesco, Roberto Ellero, Giulio Gidoni, Oscar Girotto, Maria Maddalena Morino, oltre a Enzo Bon - sta ora avanzando un quadro normativo contraddittorio che crea le condizioni in cui la parte politica, che resta comunque 'irresponsabile', acquista poteri di condizionamento nei confronti della dirigenza con una strisciante invasione nel campo dell’autonomia che la legge le assegna". Si punterebbe sulla condizione di insicurezza del mantenimento della propria posizione: "L'aspettativa dei primi non è un lavoro di squadra basato sulla leale collaborazione dei dipendenti, finalizzata al bene pubblico attraverso la qualità dell’offerta di servizi e la regolarità degli atti, bensì l’assoluta fedeltà all’amministratore di turno che si deve esprimere attraverso l’acritica esecuzione di ordini impartiti senza alcun preventivo coinvolgimento - dichiarano gli ex direttori - Tale distorsione di rapporti viene fatta percepire ai cittadini del comune lagunare come l’esito di inefficienza e di inaffidabilità dei dipendenti pubblici, quando invece Venezia è stata per oltre trent’anni un esempio nazionale per il numero e la qualità di servizi resi ai cittadini e per l’imparzialità e il rispetto delle leggi basate su buone pratiche di controllo e trasparenza".

"Obiettivo: privatizzare i servizi"

“All’avvicinarsi della scadenza di metà mandato – continuano - appare evidente la necessità di una netta inversione di tendenza perché non valorizzare le risorse umane e le professionalità esistenti nel comparto pubblico veneziano è un vero spreco da parte dell’amministrazione. L’esibizione di una superficiale e preconcetta valutazione negativa del lavoro svolto dai dipendenti e delle stesse relazioni sindacali va ben oltre l’obiettivo di migliorare l’organizzazione, per diventare pericolosamente funzionale alla sottrazione di importanti realizzazioni e servizi alla diretta gestione pubblica. Giustificare questa linea alimentando, con atteggiamenti e comportamenti, i falsi luoghi comuni sui pubblici dipendenti significa avvalorare l’idea che l’esistenza stessa e la qualità dei servizi si possono ottenere solo percorrendo le pratiche di esternalizzazione e privatizzazione”.

"Salvaguardare il patrimonio di competenze dei dipendenti"

Le ricette per un cambio di passo sono semplici: “Bisogna stimolare una nuova consapevolezza, che deve partire proprio da chi conosce i problemi del cittadino perché li affronta quotidianamente col proprio lavoro, per evitare l’abbandono della continuità nei processi di riqualificazione urbana e socio-economica, che produce l’inevitabile improvvisazione nella gestione politico-amministrativa e l’imposizione di una visione artificiosamente ottimistica, trasmessa con modalità superficiali, come scelta di disimpegno dalle responsabilità del degrado e del crescente senso di insicurezza denunciato dai cittadini. Bisogna - si conclude - evitare la perdita di fiducia nelle istituzioni delle città. Noi sottoscrittori di queste riflessioni, facendo appello a tutti i livelli di responsabilità, chiediamo venga salvaguardato l'enorme patrimonio di competenza, impegno ed onestà di cui sono portatori i dipendenti del Comune di Venezia. E i dipendenti di tutte le strutture pubbliche, per la loro stessa esperienza, siano consapevoli che va sempre contrastata ogni svalutazione del loro lavoro, azione che rappresenta un ulteriore rischio di svalutazione del lavoro in generale. Noi ci siamo".

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