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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Simionato e il Pd hanno deciso: "Fino al 31 luglio, poi tutti a casa"

I democratici hanno stabilito di arrivare fino all'approvazione del bilancio di previsione, poi si farà intervenire un commissario scelto dal prefetto

Qualcuno lunedì nell'agitatissimo consiglio comunale del dopo Mose l'aveva già proposto: arrivare fino al 31 luglio per l'approvazione del bilancio di previsione e poi un passo indietro di tutti, maggioranza e opposizione, e lasciare che Venezia passi nelle mani di un commissario. Ora, nonostante le precedenti dichiarazioni del sindaco facente funzione Sandro Simionato, sembra che questa sia anche le linea decisa dal Pd lagunare, che lunedì sera, come riporta il Gazzettino, si è riunito a Favaro per stabilire come muoversi.

DIREZIONE OBBLIGATA – In principio Simionato aveva cercato di convincere compagni ed avversari a tenere in piedi la Giunta fino alle elezioni del prossimo anno, spiegando che c'erano molti progetti ancora in sospeso in città e che bisognava resistere per finire quello che si è cominciato. Ma dopo la riunione consiliare a Ca' Farsetti, a tratti precipitata quasi in una rissa (tra il consigliere Beppe Caccia e i contestatori presenti in aula sono volate ben più che brutte parole), pare che il piano sia cambiato. All'auditorium di Favaro Simionato è stato accolto come un gladiatore dai suoi, ma dopo gli applausi non sono mancate le polemiche: lo stesso sindaco reggente si scaglia contro la vicecoordinatrice nazionale Debora Serracchiani, che Simionato spiega di aver cercato al telefono a lungo prima di aver ottenuto risposta; nel frattempo, racconta il vicesindaco, la stampa faceva a pezzi la Giunta. Stop quindi alle accuse di non aver contattato i vertici del partito. Anche il segretario del Pd comunale, Emanuele Rosteghin, approva la scelta di arrivare al 31 luglio, mentre i renziani del Consiglio avvisano: non un giorno di più. Sabato Serracchiani, Rosteghin e il segretario provinciale Marco Stradiotto incontreranno proprio Matteo Renzi a Roma, e la linea da tenere è chiara: dire che Orsoni non è tesserato, sostiene Stradiotto, è come mettere la polvere sotto il tappeto, ma al tempo stesso "non si può lasciare che una persona da sola rovini un partito".

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