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Politica

Ca' Farsetti perde pezzi, dimissioni a poche ore dal ritorno di Orsoni

La prima a lasciare è stata Tiziana Agostini, seguita a breve da Sebastiano Bonzio, quindi venerdì mattina Jacopo Molina. Tutti della maggioranza

“Re Giorgio” è tornato sul trono, ma la sua corte perde pezzi. Dal suo rientro a Ca' Farsetti alle 13 di giovedì, infatti, già in tre tra assessori e consiglieri hanno deciso di non proseguire e, mentre tutta la Giunta rimetteva simbolicamente le deleghe nelle mani del sindaco Orsoni, Tiziana Agostini, Sebastiano Bonzio e (ultimo in ordine di tempo) Jacopo Molina hanno deciso di gettare il banco all'aria e passare dai simbolismi alle prove pratiche: dimissioni immediate.

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TUTTO DA VEDERE – Come riportano i quotidiani locali il primo cittadino veneziano, dopo una conferenza stampa in cui si sarebbe sostanzialmente dichiarato incolpevole (senza risparmiare un paio di colpi ad alzo zero verso i suoi accusatori ma anche nei confronti dei partiti che l'hanno sostenuto e quindi rinnegato), si sarebbe dato tre giorni di tempo per stabilire il da farsi. Nella riunione di Giunta convocata giovedì pomeriggio, infatti, il sindaco ha rimandato ad un secondo incontro, lunedì, il momento decisivo in cui tirare le somme e stabilire se ci saranno le condizioni per andare avanti e finire quanto iniziato in città, a cominciare dall'approvazione del rendiconto 2013. Eppure, a brevissima distanza da quella riunione in Comune, sono arrivate le prime diserzioni: la prima a fare un passo indietro, in serata, è stata Tiziana Agostini, assessore alle Politiche educative e iscritta al Pd. L'esponente dei Democratici ha spiegato le sue ragioni su Facebook: “Per quattro anni – si legge sul social network - ho lavorato al servizio della città e continuerò a farlo nella mia veste di cittadina. La politica è un servizio reso liberamente e non può subire condizionamenti di nessuna sorta”. La prima tessera del domino è caduta, ne seguiranno altre.

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SI TORNA A CASA – Non sono passate neppure tre ore dalla rinuncia di Agostini che un secondo membro del Consiglio comunale decide di seguirne l'esempio: è Sebastiano Bonzio, consigliere della Federazione della Sinistra con delega alle Politiche del Lavoro. Il rappresentante della maggioranza sostiene di non poter andare avanti a lavorare quando vi è una simile, “pesante disparità tra le cifre da capogiro, tutte risorse sottratte al beneficio pubblico, tirate in ballo in queste ore e le briciole, faticosamente messe da parte ogni anno in sede di bilancio, per attivare politiche attive del lavoro vitali”. Insomma, davanti a simili illeciti sulla pelle dei cittadini per Bonzio non ha senso andare avanti. Dopo una notte sicuramente difficile ecco arrivare anche la terza defezione: il consigliere Jacopo Molina (Pd) ha deciso di seguire gli esempi dei suoi due colleghi di maggioranza e venerdì mattina, anche lui su Facebook, ha spiegato le sue ragioni: “Ho deciso, ora basta: rassegno le dimissioni da consigliere comunale. Non intendo sostenere ulteriormente l’amministrazione a guida Orsoni. Non è una questione giudiziaria – specifica sul social network - ma un dato politico. Per la città è necessaria una discontinuità radicale”. Certo le fughe da Ca' Farsetti potrebbero avere anche qualcosa a che vedere con le accuse (più o meno dirette) che Orsoni ha rivolto proprio al Partito Democratico (il vicesindaco Sandro Simionato giovedì ha commentato la conferenza del primo cittadino con poche, secche sillabe: “Parole come pietre”), ma anche fosse così Molina non ne parla, e si limita a fare i complimenti a Emanuele Rosteghin, segretario del partito, e a proporre una dimissione collettiva da parte del Pd.

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TUTTI GLI ALTRI - Per quanto riguarda le altre forze politiche, infine, regna come minimo la perplessità tra i banchi di Ca' Farsetti (quando non è vera indignazione): Forza Italia si dimostra disponibile, Gruppo misto e M5s dopo un'iniziale apertura, almeno su alcuni punti, hanno fatto un passo indietro, con i grillini che chiedono l'azzeramento della Giunta; Fdi ieri sera ha simbolicamente occupato le sale del Comune, mentre tra i dubbi espressi da Udc e le richieste della sinistra per un bilancio “diverso” e più attento al sociale emerge ancora la posizione incerta del Pd cittadino, che ha lasciato le aule con un laconico “no comment” e venti di tempesta incisi nelle fronti dei consiglieri. La discussione sulla fiducia è rimandata a lunedì, ma quale possa essere il futuro della corte di “re Giorgio” è un'incognita: il sindaco sostiene di non avere nulla di cui rimproverarsi, evidentemente però non tutti a Ca' Farsetti sono d'accordo con lui.

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