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L'opposizione attacca Brugnaro sul palasport ai Pili

Bernstein: «La macroisola va comunque prima bonificata»

L'area dei Pili torna far discutere. Il sindaco ne ha riparlato durante un suo intervento pubblico lunedì, richiamandola in causa come zona ideale dove costruire il nuovo palazzetto dello sport. Sui terreni, nonostante ci sia il blind trust, l'opposizione ha sempre sostenuto che Brugnaro, che ha detto ufficialmente di volersi ricandidare alle elezioni amministrative del 2020, «non ha mai fatto chiarezza». Sul blind trust si era già espresso l'ex magistrato, e consigliere comunale della lista omonima, Felice Casson: «Questo istituto giuridico non copre tutte le questioni riguardanti il sindaco. Inoltre, per definizione, non riguarda i beni immobili. È uno strumento adatto alle attività finanziarie», aveva detto. «L’area dei Pili - sempre secondo l'ex magistrato - è tra le più inquinate di Porto Marghera e ci sono norme che non consentono di modificare la destinazione d’uso senza cambiare i piani regolatori».

Interessi

«Dopo aver dichiarato nel 2015 che non avrebbe fatto niente sui suoi terreni durante il mandato da sindaco, Brugnaro cambia idea e opta per la costruzione del palasport - commenta la capogruppo del Partito Democratico Monica Sambo -. Per di più ribadendo, poiché il blind trust non è affatto cieco, che i terreni sono suoi. Venezia ha bisogno di un sindaco che non preveda nello sviluppo della città solo "inimmaginabili cubature", e di istituzioni che contrastino gli interessi particolari che questo sindaco ha difeso e rappresentato in questi anni».

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La fortezza giuridica

Anche per il Gruppo Misto i dubbi sul blind trust non sono mai stati sciolti. «Occorre - aveva ribadito qualche mese fa Ottavio Serena - procedere all’identificazione del titolare effettivo della “fortezza giuridica”, per evitare, come a volte accade, che alla fine ci si dimentichi di tutto e che tutto ritorni al proprietario, compresi gli effetti positivi derivanti dalle scelte fatte mentre si amministrava». 

Le bonifiche

Sull'area è rimasta in sospeso anche la questione delle bonifiche «che devono essere fatte comunque - dice il dottor Alberto Bernstein ex collaboratore del Consorzio Venezia Nuova - Per destinare la zona a parcheggio, ma anche per realizzare un parco per bambini o un palazzetto dello sport, e anche se non si intende fare nulla, perché le acque contaminate finiscono comunque sui terreni limitrofi. A seconda della destinazione saranno diversi gli interventi e gli impegni di spesa, a carico del proprietario»:

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