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Autonomisti: «Non è un referendum contro Brugnaro»

Movimenti e comitati per il "Sì": «Serve uno shock amministrativo». Crovato: «Rispetto per la consultazione ma è fuori tempo». Zecchi: «Al sindaco conviene il sì per venir rieletto»

«Sembra diventata una consultazione per capire se vincerà o meno l'astensionismo». Non ha dubbi Gian Angelo Bellati, presidente del Movimento Venezia autonoma, intervenuto martedì alla conferenza in calle Bembo, zona Santi Apostoli a Venezia, insieme ad altri gruppi schierati per il Sì al referendum sulla separazione fra Venezia e Mestre, del primo dicembre. Il tempo scorre, il clima pre-consultazione è incandescente nei dibattiti pubblici e nei programmi televisivi. «Non è vero che è un referendum contro il sindaco Brugnaro. Le 10 mila firme sono state raccolte nel 2013», dice Deborah Esposti del comitato MuoverSì. «Brugnaro dice di astenersi e di non voler fare campagna elettorale ma poi manda l'assessore Renato Boraso in Tv a sostenere il No. Qui non è stata rispettata l'articolazione del Comune capuologo in più Comuni - dice Bellati - Speriamo che il dibattito investa anche la possibilità di utilizzare le sale pubbliche della città. Se ciò non dovesse avvenire, vuol dire che abbiamo un problema di democrazia. Con la disarticolazione, completamento della Città metropolitana, si sarebbe rispettata la legge Delrio e si sarebbe evitato il referendum, quindi i costi».

«Fuori tempo»

Che ammontano a circa 1 milione e 300 mila euro. «Se penso ad alcuni piccoli Comuni del Bellunese - dice il consigliere Fucsia Maurizio Crovato - vedo la tendenza all'aggregazione. Noi saremo con il fronte unionista - ammette - di Paolo Cuman. Massimo rispetto per la consultazione come diritto alla libera espressione, ma questo referendum adesso è fuori tempo. Si rischia di finire come Cavallino-Treporti che ha ancora i ricorsi di 20 anni fa, delle farmacie comunali, in piedi. Come li definiamo i confini dell'aeroporto, del Porto? E i Bottenighi, la Marghera di oggi, un tempo non era forse Venezia? Comprendo anche le ragioni storiche. Ma ormai non vedo alcuna reale convenienza». L'aumento dei costi di gestione, con il raddoppiamento di cariche ed emolumenti delle eventuali due amministrazioni, torna a essere smentito, al tavolo veneziano di martedì mattina. «Non si può fare terrorismo sui cittadini con informazioni false. Non si può dire che verranno persi servizi, ospedali, scuole», afferma Bellati.

Le altre città

«Milano - interviene il professor Stefano Zecchi a Venezia per la conferenza -  ha creato una cintura di Comuni che hanno loro realtà abitative, una chiesa, una scuola, il mercato e gestioni locali. Roma ha una area amministrativa 7 volte più grande di Milano e non è amministrabile. La Fiera non è Milano é a Rho, Mondadori è a Segrate. Ho sostenuto il sindaco Brugnaro con entusiasmo perchè rappresentava il cambiamento ed è molto bravo, ma deve fare due calcoli. Supponiamo che noi autonomisti siamo al 20%, il minimo sindacale, togliamo un 10% che non lo vota, quella quota è magari una sinistra unita che ha scelto un buon candidato riformista, che ha trovato accordi con i 5 Stelle, in questo quadro il primo cittadino non ha i numeri e perde. Perché, come dice Grillo, non si mette alla testa di un movimento riformista per il Sì, per una prospettiva di grande riforma amministrativa? Il turismo - conclude -  è una grandissima risorsa, non è governato in modo da avere riscontri per la città, per la residenzialità, per dare respiro alle piccole realtà produttive e artigianali».

Dati

«Siamo il Comune che ha le imposte più alte fra quelli italiani, ma da questo non riceviamo benefici - afferma Deborah Esposti -. Se vogliamo che Mestre smetta di avere il primato dei morti per droga e dei centri commerciali, forse dobbiamo lasciar esprimere la popolazione». Riscontri concreti sui costi e i benefici sono però, al momento, di «difficile reperibilità - spiega Ottavio Serena consigliere del Gruppo Misto a Ca' Farsetti -. «Il 2 ottobre, con ripartizione fra zona insulare, centro storico e terraferma, abbiamo chiesto alcune cifre, almeno del 2018, su imposta di soggiorno, finanziamenti regionali, costi dei servizi Actv, Tari, li stiamo attendendo. Sull'imposta di soggiorno, almeno in base alle previsioni del Dup (documento unico di programmazione), dai 130 milioni della Tari riscossi, il Comune dovrebbe passare a 100, nel 2019, mentre sulle entrate del Casinò e i fondi regionali al momento non ci sono numeri aggiornati. L'imposta di soggiorno dai 30 milioni del 2018, in base alla previsione, dovrebbe arrivare a 34 milioni, nel 2019».

Perchè No

«Lo shock amministrativo mica lo fai perché dividi la città - spiega Michele Mognato Articolo Uno Mdp - Ho sempre votato No e oggi ne sono più che mai convinto: Venezia e Mestre insieme possono affrontare le sfide di un mondo in cui si confrontano grandi città. Dividerle significa creare due debolezze. I grandi problemi che ci sono oggi: turismo, navi, industria, ambiente, Marghera, sono unitari e riguardano entrambe le città. Qualcuno sta pensando di votare Sì affinchè non cia sia più Brugnaro, ma è sbagliato. Bisogna cambiare il sindaco, non dividere la città. La sua grande responsabilità è quella di aver cancellato l'esperienza delle Municipalità. Oggi parlano - dice Mognato - molte persone che si sentono tradite da lui, per la questione del referendum che non è stato fatto, sebbene si dica che lui lo avesse promesso. Ma la soluzione non è il Sì. Lo rispetto, ma per me è No».

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