Vittoria del Comune, il referendum sulla separazione tra Venezia e Mestre è illegittimo
Lo comunica il sindaco Luigi Brugnaro, riportando la sentenza del Tar. Critiche dai separatisti, che probabilmente ricorreranno al Consiglio di Stato
I giudici hanno deciso, Comune e Città metropolitana di Venezia hanno ragione: la legge Delrio che regola e definisce le città metropolitane vieta di indire il quinto referendum di separazione tra Mestre e Venezia. Martedì, alla vigilia di Ferragosto, il Tar ha pubblicato la sentenza, attesa dai pro no e dai comitati per il sì da quasi tre settimane. A darne la notizia, il sindaco Luigi Brugnaro con un post sui social network: «Qualche minuto fa è uscita la sentenza del Tar che ci dà ragione. Annullati tutti gli atti per il referendum sulla separazione. Nessun trionfalismo, semplicemente avevamo ragione nel dire che non era legittimo».
Stop al referendum
A pochi istanti dalla comunicazione sono partiti i commenti, quasi tutti di favorevoli al sì che criticavano la scelte di amministrazione e giudici di «boicottare il voto» tacciandola come «antidemocratica». La sentenza, quasi quaranta pagine fitte di richiami legislativi, di fatto sposa la tesi per cui, alla luce della legge Delrio, non può essere modificato l’assetto amministrativo della Città metropolitana, a meno che non sia la stessa Ca’ Corner a stabilirlo. Per adesso comizi e convocazione di scrutatori per i seggi sono stati fermati: il 30 settembre non ci sarà alcun appuntamento con le urne. Decisione accolta con favore, invece, dal Pd veneziano: Nicola Pellicani fa presente che «i cittadini non saranno costretti ad andare a votare per la quinta volta sullo stesso tema», aggiungendo: «Sono sempre stato contrario alla separazione, perché le sfide europee e le competizioni sono tra grandi città-territorio e non tra piccoli Comuni». Gianfranco Bettin evidenzia come il Tar abbia riconosciuto «la pluralità delle realtà civiche presenti nel Comune di Venezia, sia in laguna che in terraferma» e ricorda la necessità di «garantire servizi diffusi di prossimità, partecipazione diretta, vitalità civica».
Prospettiva ricorso
È molto probabile che ora i comitati per il sì facciano ricorso al Consiglio di Stato. «L'ultima parola non è ancora detta - scrive Roberto Agirmo, del direttivo di Indipendenza Noi Veneto - I comitati e le persone di buona volontà sono già all’opera: il referendum si farà, è solo questione di tempo». Mentre il Gruppo 25 Aprile, attivo in difesa della residenza a Venezia e della sua unicità, commenta: «Senza vittimismi, riteniamo che impedire ai cittadini di esprimersi non sia un buon segno di democrazia. Chi ha voluto quel ricorso al Tar rimangiandosi la parola data ne pagherà le conseguenze politiche». Per Davide Scano, capogruppo M5S in Comune, con questa sentenza il sindaco «può continuare indisturbato a sedere a Ca’ Farsetti per altri due anni usando il brand 'Venezia'», mentre la decisione del Tar «è discutibile e fa leva su una legge bislacca e scritta male».