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Contributo d'accesso, Pd a gamba tesa: «Di rinvio in rinvio, forse non si farà mai»

Frecciata del Pd: «I vettori, primi fra tutti i gestori ferroviari, come avevamo previsto si sono sfilati. Il rischio è che a pagare saranno pochissimi»

«Fallimentare» l'iter che ha portato a rinviare, per la terza volta, l'entrata a regime del contributo d'ingresso, per il Partito Democratico. Critico nei confronti dell'amministrazione, all'indomani della delibera di giunta che ha fissato a luglio del 2020, quindi dopo le elezioni comunali, l'applicazione della misura.

Vettori

«La priorità, era stato detto dall'amministrazione, era farla partire con la massima urgenza - scrive il Pd veneziano -. I vettori, che la legge avrebbe costretto a farsi esattori del contributo, primi fra tutti i gestori ferroviari, si sono sfilati, come previsto. Le richieste di esenzione o riduzione del contributo piovute dagli albergatori e operatori turistici di ogni angolo del Veneto, a cui il sindaco non ha voluto dire di no, sono così tante che il sospetto è che alla fine, sempre che il meccanismo riesca mai a partire, pagheranno pochissimi».

Governo dei flussi

Scontenti i residenti, afferma il Pd. «Quelli della parte lagunare, per l’ansia di dover trovare il modo di far valere le esenzioni ogni volta che un residente fuori regione vuole venirli a trovare, quelli della terraferma per la certezza di non poter più portare nessun parente o ospite a passeggiare (ma anche mangiare, ragionare, leggere, ascoltare) in un ampio pezzo della propria città senza costringerlo a pagare. I problemi applicativi sono così tanti che ormai l’impressione è che la tassa di sbarco, così come concepita da questa amministrazione, non si farà mai. Intanto un’altra stagione turistica sta finendo e le azioni concrete per cercare di governare i flussi stanno a meno di zero».
 

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