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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Il ministero dà ragione al sindaco: "Mestre e Venezia non si possono dividere"

Luigi Brugnaro intende chiudere definitivamente la questione: "Il governo ci ha risposto e conferma che una legge regionale non può modificare il territorio. Pensiamo ad altro"

Niente legittimità giuridica, il referendum sulla separazione tra Venezia e Mestre non si può fare. Così dice il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che venerdì mattina ha indetto un incontro proprio per mettere le cose in chiaro in fatto di separazione territoriale: "Abbiamo chiesto un parere al ministero - ha specificato subito - Noi avevamo già stabilito che non c'è legittimità giuridica, votando in Consiglio, a causa della legge Delrio. Dal Governo ci è arrivata risposta: ci dà ragione dal punto di vista tecnico, proprio perché la legge Delrio rende infattibile il referendum e prevede, eventualmente, un altro percorso".

Una risposta che, secondo l'amministrazione comunale, chiude definitivamente la questione. "Nello statuto della città metropolitana c'è scritto che non esiste la separazione del comune di Venezia - continua - E le leggi regionali non possono portare a cambiamenti del territorio, sono illegittime. Secondo la legge Delrio il referendum lo deve indire il Comune, poi deve chiedere alla Regione; infine dovrebbero votare tutti i cittadini della città metropolitana. Questo iter non è stato seguito". Vero che quello del governo resta un parere, e che eventualmente sulla legittimità di un eventuale referendum dovrebbe esprimersi la corte costituzionale. Ma è vero anche che il Comune in ogni caso farebbe ricorso e la questione separazione, sempre secondo Brugnaro, diverrebbe più politica che di sostanza.

Il primo cittadino invita quindi i separatisti a gettare la spugna: "È stato già fatto quattro volte il referendum - ricorda - Stiamo giocando continuamente con la pazienza delle persone, che hanno priorità più importanti. Come lavoro e sicurezza. Stiamo facendo perdere tempo alla popolazione, stiamo sprecando energie. Di questi tempi dovremmo diventare coesi".

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