Fra i candidati un sindaco per la sinistra c'è, manca l'accordo su come sceglierlo
Articolo Uno, Possibile, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana e Verdi-Europa Verde chiedono le primarie subito dopo la Befana. Pd: «È un metodo che divide: bisogna pensare a battere Brugnaro»
Maurizio Baratello o Giovanni Andrea Martini, Michele Bugliesi, Gianfranco Bettin o Alessandra Taverna, ma c'è anche la professoressa Andreina Zitelli. Il totonomi dei papabili a candidato sindaco del centrosinistra veneziano, in realtà molto più sostanzioso, non sembrerebbe, a oggi, aver portato ad alcuna convergenza fra il Pd le altre forze politiche di sinistra. Molti nomi vanno e vengono, alcuni si ripetono con più frequanza rispetto ad altri. Qualche nome viene probabilmente tenuto nascosto in attesa che i tempi siano maturi. Vero problema per ora è riuscire a mettersi d'accordo sul modo per selezionarlo. Primarie sì o primarie no? Per la sinistra non c'è dubbio che, per superare l'impasse, se un nome condiviso non arriva in tempi ragionevoli, le primarie siano l'unica soluzione. Che al Partito Democratico invece, specie dopo l'esperienza delle comunali del 2015, come modalità piace sempre meno. «Le primarie rischiano di portare fuori strada e di creare molte più divisioni che punti in comune», commenta Giorgio Dodi, segretario del Partito Democratico veneziano, ricordando la sconfitta di Felice Casson. «In ogni caso - dice Dodi, non presente alla conferenza - su questo si esprimeranno gli organi di partito». Quello che deve guidare nella scelta del candidato è l'obbiettivo di vincere le elezioni, secondo il ragionamento del segretario. Sul profilo, allora, può diventare più facile convergere se si pensa a un nome che abbia i requisiti per portare alla vittoria contro Brugnaro.
Il programma
«Passata l'Epifania si possono fare al massimo due o tre riunioni, con i protagonisti del mondo politico, associativo, del volontariato, della cultura, dell’ambientalismo e dei diritti civili, che hanno promosso e sostengono il documento programmatico "Il nostro impegno per la città", condividere 4 o 5 punti, e poi stringere sulla scelta del candidato». Sono pochi gli step da seguire, secondo Articolo Uno, Possibile, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana e Verdi-Europa Verde, tutti intervenuti nella sede condivisa da Pd e Articolo Uno in via Pescheria Vecchia, a Mestre, venerdì 27 dicembre. Sfidare alle amministrative di maggio 2020 il sindaco uscente, con una coalizione più ampia possibile, significa evitare a «una città così speciale - come Venezia, spiega Bettin - di rimanere in mano a una destra estrema e ai sovranisti coperti dal sindaco, ex civico, Luigi Brugnaro. Serve un'alleanza che si ponga l'obiettivo di restituire Venezia a se stessa». Il programma c'è. «Da mesi ci lavoriamo - ammette il segretario del Pd veneziano Giorgio Dodi - e i punti in comune sono davvero tanti». Sicurezza, residenzialità, reti sociali, politiche sociali, Mose. Discorso più complesso quello sulle grandi navi ma, interviene Bettin: «su quello non esiste una convergenza, altrimenti non sarebbe stato riconvocato il comitatone». «Non più tardi di qualche anno fa - dice Michele Mognato di Articolo Uno - Brugnaro parlò di creare il canale di Suez tagliando una parte delle Tresse - e tornando al candidato -: la strada principale c'è ed è quella delle primarie. Dobbiamo tenere insieme questa alleanza civica e politica - conclude Mognato - non si può più fare Melina (in alcuni sport di squadra mantenere il possesso di palla e rallentare il ritmo del gioco, per trarne vantaggio)».
Il bilancio e il rilancio
«Brugnaro, che ha insediato il suo comitato elettorale in uno delle decine di negozi vuoti della città, testimonianza della sua incapacità di rilanciarla - scrive Bettin - millanta di aver risanato il bilancio comunale e riavviato le opere pubbliche. Ma il risanamento è iniziato con l’amministrazione precedente ed è stato possibile, come la ripresa degli investimenti, perché i governi di centrosinistra di questi anni hanno superato il patto di Stabilità, ripreso i trasferimenti statali ai Comuni, rifinanziato la legge Speciale, portato fondi ulteriori con il bando Periferie e il patto per Venezia. Solo una grande alleanza civica può - sottolinea il presidente, puntando il dito contro lo "svuotamento" delle Municipalità - rilanciare i percorsi di autogoverno che Brugnaro ha stroncato. Una prima risposta alla stessa richiesta di autonomia che il recente referendum cittadino ha comunque evocato. Abbiamo già incontrato - dice - Un'altra città possibile». Tutto si muove ed è in fermento, anche se non sembra. «Alla vigilia di Natale ho inviato una lettera ai segretari comunale e metropolitano del Pd per non lasciar nulla di intentato - scrive il presidente della Municipalità di Venezia Muano Burano, Giovanni Andrea Martini - Se si vuole arrivare a una candidatura unitaria, senza passare per le primarie, occorre un confronto vero, trasparente, cittadino. si può arrivare ad una sintesi, non necessaria, ma sicuramente auspicabile. Anche perché ormai sempre più gente mi sta chiedendo: ma cosa hai fatto al tuo partito che, invece di giovarsi del consenso che hai, rifiuta la tua disponibilità? L’unico commento vostro è stato che io non sono abbastanza inclusivo. Devo dire che anche gli altri candidati non lo sono - continua Martini -. Basti pensare ai veti incrociati che candidati come Bugliesi e Bettin hanno ricevuto da settori del partito. Sono a chiedervi nuovamente un incontro che dovrebbe portare a quel tavolo trasparente in cui i possibili candidati si confrontano». E la sinistra: «Abbiamo incontrato Martini in Scoleta dei Calegheri ma a noi non ci ha mai scritto. Se pensava a una candidatura doveva condividerla con tutti. Qualunque aggregazione alternativa va condivisa, perché è cresciuta una grande opposizione, anche in modo poco visibile, e che si esprime in forme che non sono le solite, visto che gli elementi di partecipazione sono stati contratti, ad esempio dallo svuotamento delle Municipalità».