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Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil sulla legge di Stabilità: "Basta far cassa sulle pensioni"

I sindacati regionali dei pensionati in mobilitazione: in tre anni le pensioni dei veneti perderanno 140 milioni di euro di mancata rivalutazione

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

In tre anni, tra il 2014 e il 2016, i soli pensionati veneti produrranno un gettito nelle casse statali di circa 140,5 milioni di euro, frutto del blocco delle rivalutazioni delle pensioni (perequazione) stabilito dalla Legge di Stabilità attualmente in discussione in Parlamento. Una rimodulazione, quella prevista dal Governo Letta, che fa segnare un arretramento rispetto a quanto si sarebbe attuato con la l'ultima Legge di Stabilità di Monti, che aveva reintrodotto la rivalutazione. Un risultato che era stato conquistato con fatica, dopo aver visto le pensioni decurtate, nel biennio 2012-2013, di importi variabili tra gli 800 e i 1.500 euro all'anno.

«Nel disegno di legge ora al vaglio del Parlamento - affermano i segretari regionali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil Rita Turati, Adolfo Berti e Walter Sperotto - non c'è traccia di equità e giustizia; ancora una volta si mette mano alle pensioni per reperire risorse».

Se le pensioni fino a tre volte il Trattamento Minimo (TM) Inps, cioè circa 1.500 euro lordi al mese, non vengono toccate (ma questo era previsto già dalla legge Monti-Fornero) sono quelle a partire dai 1.500 che vedranno decurtati gli adeguamenti al costo della vita.

Tre gli scaglioni di "taglio" previsti (cfr. tabelle allegate): tra i 1.500 e i 2.000 euro la perequazione sarà del 90% dell'intera pensione lorda; tra i 2.000 e i 2.500 del 75%, dai 2.500 e fino ai 3.000 gli adeguamenti saranno del 50% dell'assegno lordo. Questo significa che ogni pensionato lascerà allo Stato, in media, 172 euro nel 2014, 217 euro nel 2015, 226 euro nel 2016.

«Oltre 600 euro in tre anni possono non sembrare una gran cifra - sottolineano ancora i segretari regionali dei pensionati - ma vanno ad aggiungersi a quanto già perso nel biennio 2012-2013 con il blocco totale della perequazione, e quantificabile in circa una mensilità. Cifre queste che non verranno mai più recuperate». Dati che preoccupano, se rapportati poi ai valori reali delle pensioni, depauperate in 10 anni di oltre il 30% del loro potere d'acquisto.

In questa fase delicata i segretari dei pensionati veneti Turati, Berti e Sperotto hanno pensato di unire le loro forze invitando i parlamentari veneti ad impegnarsi nel rappresentare le istanze dei pensionati del loro territorio, di chi li ha eletti e che si attende oggi di essere ascoltato, durante l'iter di approvazione della Legge di Stabilità.

"Le nostre sono proposte concrete - concludono i segretari - che possono trovare ampia convergenza in Parlamento. È necessario riportare equità e solidarietà nelle scelte economiche. Vogliamo il ripristino della rivalutazione delle pensioni, il blocco di questi due anni ridurrà la spesa pensionistica per ogni anno futuro di 8,6 miliardi, per i prossimi 10 anni lo Stato risparmierà circa 80 miliardi, vi sembra poco? Qualcosa deve essere restituita. Vorremmo che i soldi venissero chiesti a chi ce li ha. Vorremmo che si incominciasse a tassare le rendite finanziarie come nel resto d'Europa e che gli evasori e la corruzione venissero colpiti con interventi severi. Vorremmo una riforma strutturale del sistema fiscale che porti a un fisco equo e progressivo. Vorremmo che finalmente anche in Italia si tutelasse anche chi stenta arrivare a fine mese. Vorremmo che i pensionati non venissero più considerati come dei privilegiati: in Veneto il 68% dei pensionati ha una pensione che sta al di sotto dei 1.500 euro lordi al mese. Noi pensiamo sia giunto il tempo di dire basta! Non accetteremo altri soprusi: daremo battaglia in Parlamento e ci faremo sentire nelle piazze".

(in foto Rita Turati, Walter Sperotto e Adolfo Berti)

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