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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Un nuovo fronte riformista punta a difendere la democrazia liberale

Azione e Italia Viva danno vita al coordinamento veneziano. «Noi preoccupati dal deficit di democrazia che caratterizza la politica della città». Obiettivo: «Far partire gli stati generali partendo dal turismo, e fare il pieno di voti alle europee»

«Con Italia Viva ci proponiamo di fare un fronte riformista per difendere la democrazia liberale. Sovranisti e populisti sono cresciuti perché hanno saputo fare politica, mentre popolari, socialdemocratici, liberali e Verdi sono rimasti a barcamenarsi tra incoerenza e impotenza». Ha introdotto così Paolo Bonafé di Azione Venezia la presentazione di venerdì del coordinamento comunale di Azione e Italia Viva, per «costruire un'entità propositiva per il Comune».

«Vogliamo aprire il cantiere del centro riformista invitando i liberali moderati, Più Europa e i popolari per dare a questo paese un grande partito liberal-democratico che sfondi alle europee - prosegue - A Venezia abbiamo avviato la costituzione di tavoli tematici da aprile 2022 per l'analisi dei temi caldi che riguardano la città e la gronda lagunare. A ottobre abbiamo creato il coordinamento di Italia Vita Venezia, formato da sei componenti di Azione e sei di Italia Viva, e ora l'obiettivo è dare vita a degli stati generali partendo dal turismo».

Bonafè elenca i nomi. «Di Azione siamo io, Cecilia Tonon, Lorenzo Colovini, Mauro Memo e Anna Paola Klinger, Leda Costantini. Per Italia Viva: Donatella Schiuma Franco Vianello Moro, Ruggero Moschetta, Maria Teresa Dini, Elena Grimaldo e Chiara Grego». Sono quattro i tavoli tematici: turismo, degrado e sicurezza, residenzialità, mobilità e infrastrutture, correlati tra loro. «Per costruire una visione del territorio da qui a 20 anni, 30 anni. L'obiettivo è dare vita a degli stati generali partendo dal turismo, per fare da pungolo al governo della città - spiegano Bonafè e Schiuma - siamo preoccupati dal deficit di democrazia che caratterizza la politica della città. Manca una politica di opposizione: ci sono categorie che non trovano risposte alle loro richieste. Per questo manca un centro riformista, popolare e liberale: il nostro».

Per il tavolo sul turismo a Venezia, è Franco Vianello Moro a fare il punto del lavoro svolto. «È una fonte economica rilevante ma anche l'elemento che può distruggere la convivenza tra turisti e cittadini - argomenta - rendendo la qualità della vita pessima per entrambi. La città è già piena. Il tema vero è la capacità di carico: quante persone possono essere accolte in una località? Questo non è mai stato definito quale criterio della vivibilità della città, e senza questo elemento non si può pianificare nulla - afferma - tanto che il contributo d'accesso comunale che abbiamo visto è un meccanismo solo economico. Abbiamo deciso di prenderci un impegno per fine primavera, convocando gli stati generali del turismo e chiedendo alle categorie economiche di discutere attorno a un tavolo. Costruiremo un questionario al quale tutti daranno delle risposte che poi saranno analizzate da Iuav e Ca' Foscari».

«La gestione dei flussi - aggiunge Schiuma - dovrebbe partire dalla terraferma. Lo strumento di pianificazione per i prossimi 10 anni, il Pums, non contiene la gestione dei flussi turistici. L'approccio in genere è molto focalizzato su Venezia centro storico ma servirebbe una visione più ampia, magari organizzando degli hub per il rallentamento degli arrivi». Sul tema delle Infrastrutture, continua la coordinatrice di Italia Viva, «a Venezia siamo pieni e stiamo mettendo in cantiere la bretella ferroviaria, e comunque abbiamo difficoltà a muoverci sul territorio, anche in collegamento con aree come le spiagge. Vogliamo ragionare ipotizzando una mobilità che migliori la qualità della vita e riduca i tempi di percorrenza (vedi isole). L'interramento della stazione ferroviaria per ricucire Mestre e Marghera è ad esempio uno dei temi. Il coordinamento lavorerà su una dimensione metropolitana del Comune».

Maria Teresa Dini ha introdotto i lavori del tavolo della sicurezza. «La città si cura è lo slogan che abbiamo sposato. Riteniamo che sul territorio si sia più seguita l'emergenza che la prevenzione. Le zone più compromesse sono state abbandonate da chi aveva più possibilità di andare via e cambiare casa. Ma i più fragili meritano tutela. Del resto il quadro normativo nazionale stesso parla di lavoro integrato di controllo e prevenzione, e non vediamo un intervento strategico di lotta integrata da parte del Comune, nonostante i fondi, circa 750 mila euro per questo, siano arrivati». Infine, su residenzialità e regolamentazione dei b&b: «Il Comune con la sola imposta di soggiorno di un anno potrebbe andare a coprire i costi di sistemazione e adeguamento delle circa 1.800 case pubbliche sfitte e vuote per inadeguatezza degli immobili», afferma Elena Grimaldo.
 

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