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Zaia sul Mose: "Costerà tanto, si facciano gare alla luce del sole"

Il presidente della Regione: "Non so se basteranno 20 milioni di euro l'anno una volta in funzione". Il Pd: "Via le zone d'ombra nel partito"

"Se oggi mi trovassi nelle condizioni di dover partire da zero con un progetto del genere per il Mose, direi di no a prescindere". Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha parole chiare dopo lo scandalo che ha terremotato la laguna. Per la fase che riguarda la gestione delle dighe mobili, una volta concluso il cantiere, non nasconde le sue perplessità. "Si dice che il costo sarà di 20 milioni l'anno, ma non so se basteranno - afferma -. E, in ogni caso, per la gestione sarà indispensabile fare una gara pubblica". Si è già candidato anche il Consorzio Venezia Nuova, ma, secondo Zaia, non e' assolutamente opportuno prescindere da un concorso a cui possano partecipare piu' soggetti. "Non ci deve essere alcuna rendita di posizione", precisa. A quanti propongono in questi giorni il commissariamento del Consorzio, il governatore manifesta la sua contrarietà, proprio ai finj di una sempre maggiore trasparenza: "Settore per settore, quanto resta da fare in quest'ultima parte del cantiere, e' saggio metterlo in gara".

SCANDALO MOSE: TUTTI I DETTAGLI

Sulla vicenda Mose è intervenuto anche il segretario metropolitano del Pd, Marco Stradiotto: "Il Partito - afferma - ha, in questa difficile fase, il dovere di rilanciare con determinazione il proprio ruolo. La Magistratura completerà il proprio lavoro e ciascuno sarà chiamato ad assumersi le responsabilità del caso. Noi abbiamo il dovere di non nasconderci dietro un dito - continua - ma al tempo stesso di non dividerci al nostro interno, ma di continuare quell'importante percorso di rinnovamento della politica e delle istituzioni che è nel nostro Dna. E' necessario però fare piena chiarezza all'interno della nostra comunità eliminando eventuali ombre o zone opache, verificando possibili spese comprimibili e fornendo un messaggio chiaro anche all'esterno: proprio per questo proporrò di abbandonare la sede di via Cecchini per trovare, immediatamente, una soluzione meno grande, più comoda ed economica. Una scelta, questa, dolorosa e inevitabile sia dal punto di vista finanziario che simbolico".

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