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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Casa di Anna, bambini e anziani nell'orto per migliorare l'umore e la salute

Un progetto di ortoterapia ed ecopedagogia che ha mostrato benefici per la salute e l’educazione di anziani, disabili e bambini

L'ortoterapia per migliorare umore e salute di anziani e bambini. È questo il concetto alla base del progetto dell’Ortogiardino di Anna che ha visto bambini, anziani e disabili insieme, intorno a un orto della fattoria sociale Casa di Anna, per prendersi cura delle piante e l’uno dell’altro. Più di 200 bambini, un centinaio di anziani e una decina di disabili hanno partecipato al progetto reso possibile dalla condivisione di un angolo di giardino alla fattoria sociale veneziana. Così la natura diventa protagonista e veicolo di questo scambio di esperienze, insegnamenti e attenzioni reciproche riuscendo ad avere tantissimi effetti positivi sulla salute mentale e fisica di piccini e anziani. 

l progetto “Ortogiardino di Anna: un ponte tra generazioni”, finanziato dal PSR della Regione del Veneto, si è concluso con grande successo promuovendo l'inclusione tra diverse realtà del territorio: le persone con disabilità ospitate dalla Fattoria, i bambini della Scuola dell’Infanzia Paritaria Parrocchiale San Giovanni Bosco, i bambini della Scuola Primaria F. Filzi del Comprensivo Don Milani, gli anziani del Centro Diurno dell’I.P.A.V. in attività presso la Residenza Contarini e gli anziani del Centro Servizi Ipab Luigi Mariutto.

Francesca Meneghello, neurologa dell’ULSS 3 Serenissima, intervenuta a un incontro di conclusione del progetto, ha commentato i dati raccolti attraverso delle schede di osservazione multidisciplinare sugli anziani che hanno partecipato all’esperienza che in gergo si definisce di “ortoterapia”-

“Quello che emerge - ha osservato - è che se la bellezza e il comfort dell’ambiente naturale in cui si svolgevano gli incontri stimolava la motivazione e la partecipazione, a stimolare la memoria è stata proprio l’esperienza condivisa con i bambini. Questo non fa che confermare quanto il cervello si nutra di relazioni e stimoli, anche affettivi come il farsi chiamare “nonni” dai bambini. E questo per gli anziani delle RSA vale ancora di più”. 

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