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L'incredibile leggenda del foro "del diavolo" sulla facciata di Palazzo Soranzo

La storia del buco ancora visibile sulla facciata di un palazzo nel sestiere di San Marco dove entrava e usciva il diavolo in persona

Tra le tante storie veneziane ce n'è una che riguarda un'antica abitazione a pochi passi da Piazza San Marco. Si tratta di una storia incredibile che ha a che fare con il diavolo in persona e con un foro che è visibile ancora oggi sulla facciata di uno storico palazzo della città. Per trovarlo basta costeggiare la Basilica di San Marco lungo il suo lato sinistro, imboccare la calle de la canonica, svoltare a sinistra al primo bivio e proseguire per circa cinquanta metri fino ad arrivare sul ponte dell'Angelo. È questo il punto ideale per vedere la facciata di Palazzo Soranzo, anche conosciuto come "Casa dell'Angelo" che ha, sulla facciata e sopra un altorilievo che raffigura un angelo, un vero e proprio foro che si narra fosse stato creato proprio dal diavolo. Ma facciamo un passo indietro. La storia inizia così.

Era circa la metà del XVI secolo quando, in questo palazzo, abitava Iseppo Pasini, un avvocato della Curia del Doge. Quest'uomo che si atteggiava da uomo perbene e devoto alla chiesa, in realtà, si era arricchito grazie a dei traffici loschi e facendo soldi truffando la povera gente. La leggenda vuole che Iseppo avesse in casa una scimmia ammaestrata che si dedicava alle faccende domestiche.  Era molto fiero della sua scimmia, di cui si vantava con tutti, ma c'era una cosa molto importante di cui Iseppo era ignaro: la scimmia, in realtà, era il diavolo e a scoprirlo fu un frate cappuccino, Matteo Da Bascio, che, per caso, una sera era stato invitato a cena dall'avvocato.

Quando il religioso vide la scimmia, infatti, riconobbe subito il demonio e gli chiese come mai si trovasse proprio lì in quella casa. Il diavolo spiegò che il suo intento era quello di portare via l'anima di Iseppo che meritava di andare all'inferno per le sue malefatte ma che, fino ad allora, non era riuscito a ucciderlo perché tutte le sere, prima di andare a dormire, faceva una preghiera. alla Madonna. "Il giorno in cui si dimenticherà di pregare, lo trascinerò agli inferi" era l'intento del diavolo ma il frate, che voleva punire l'avvocato ma non con la morte, iniziò a trattare con il diavolo per farlo andare via e ci riuscì solo con un compromesso. Il diavolo sarebbe tornato agli Inferi solo se gli fosse stato concesso di arrecare un danno permanente all'avvocato Pasini e questo danno fu proprio il foro sulla facciata del suo palazzo che fece il demonio, quello stesso giorno, e che è visibile ancora oggi.

Poi, a punire Pasini, ci pensò il frate che rimproverò l'uomo per le sue truffe e prendendo un lembo della tovaglia sul tavolo, lo strizzò facendone uscire "miracolosamente" del sangue, come quello di tutte le vittime degli imbrogli dell'avvocato. Così, pentito, l'avvocato Pasini scoppiò a piangere e ringraziò il frate per la grazia di averlo tenuto in vita. 

Però, a Iseppo, restava una grande paura, quella che il demonio potesse rientrare in casa attraverso il foro che lui stesso aveva fatto. Ed è così che, per scacciare via il diavolo per sempre da casa sua, Iseppo fece realizzare la statua di un angelo che avrebbe tenuto lontano quello spirito maligno. 

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